Ci sono due aspetti che devono mettere sull’avviso lo spettatore prima di andare a vedere questo film: il fatto che é in collaborazione con Netflix, quindi che ci si deve aspettare che le coppie omosessuali, di colore, handicappate e disperate in generale siano i protagonisti bravi e “positivi”; mentre di contro i bianchi, sposati, uomo e donna, coppie cioè tradizionali e comuni siano le carogne, i terribili e cattivissimi. Netflix ormai ci ha abituati così, ignorantemente a senso unico. E poi, che il regista Franck Dubosc ha un’affatto sottile inclinazione per l’horror, dilungandosi e trattenendosi oltremisura su scene volutamente dell’orrore. In questo senso, bisognerebbe che l’orrore non potesse essere filmato così bene – le immagini sono davvero troppo vivide – e così a lungo, in modo da non fare da pericoloso e oscuro quanto becero “esempio” per i più giovani, e in generale per tutti.
Detto questo, Un crimine imperfetto é un film divertente. Finalmente qualcuno in Francia sta uscendo dal loop dei sentimenti negativi nel cinema e offre un altro tipo di cinematografia, questa fortunatamente divertente. Superate infatti le scene dell’orrore fisico – davvero troppo ripetute e insistite – che, si capisce in parte dopo, il regista sembra avere voluto intendere come un divertissement preparatorio al seguito, la trama é divertente. Si tratta infatti di un furto di una valanga di soldi – due milioni di euro – da parte di una coppia che vive in una zona sperduta e isolata tra le montagne francesi, commerciando alberi di Natale. Quella descritta é la stessa provincia gretta avida ed egoista di Georges Simenon, rivista e corretta in meglio dall’attuale regista che la descrive come animata di buoni sentimenti e buona e solidale (la figura del comandante di polizia é esemplificativa in tal senso). Il commerciante di alberi sbatte contro la macchina dei malviventi ricchi – ovviamente per Netflix i ricchi possono essere solo malviventi, mai persone produttive che hanno ciò che meritano in termini di guadagni da attività produttive svolte con dedizione, capacità e competenza professionale. In ogni caso, quelli del film sono malviventi veri che, fermatisi per fare la pipì nel bosco, vengono colpiti in uno schianto dalla macchina del commerciante di alberi (povero ma ovviamente bravo, intelligente e buono per Netflix) che di fatto li deruba, prendendo il borsone ricolmo di banconote e poi, con la moglie, trasferendo i cadaveri a destra e a manca per occultare il furto.
La storia é ricca di combinazioni divertenti, fino a far arrivare i soldi in custodia al prete del paesino vicino, che a sua volta se ne approprierà – compra una smagliante Mini minor azzurra decappottabile ultimo modello – e li userà per i poveri suoi assistiti. E pure per il giudice donna cui serve un nuovo pianoforte per il costoso studio dello strumento da parte di suo figlio. I soldi sono proventi del passaggio di droga proveniente dal Brasile. Trasportati la notte, per sentieri di montagna innevata, da immigrati irregolari del Bangladesh accolti, nel film, come personcine buone e malcapitate vittime dei ricchi occidentali, delinquenti cattivissimi. É la mala interpretazione tipicamente falsa buonista sinistrorsa dei crimini e dei migranti irregolari, delinquenti criminali. Nell’insieme si tratta di un film che può fare ridere, non solo in maniera sarcastica.
Aggiornato il 16 ottobre 2025 alle ore 12:34