Sguardi liberi e riflessioni su idee, potere, società

a cura di Sandro Scoppa

n. 8/2025 Il Padrino, il potere che divora la libertà

La saga de Il Padrino, capolavoro di Francis Ford Coppola tratto dal romanzo di Mario Puzo, è molto più di un racconto di mafia. È un avvertimento sul potere che diventa dominio, sulla libertà sacrificata in nome della sicurezza e sulla giustizia ridotta ad arbitrio. La parabola dei Corleone mostra come ogni potere illimitato, mafioso o statale, finisca per soffocare chi dovrebbe proteggere.

Michael Corleone, interpretato da Al Pacino, incarna questa trasformazione. Giovane patriota ed eroe di guerra, vuole restare lontano dagli affari criminali. Ma l’attentato al padre Vito, interpretato da Marlon Brando, lo spinge dentro la macchina di famiglia. L’omicidio del boss Sollozzo e del capitano McCluskey, accompagnato dalla frase “Non è personale, sono affari”, segna il punto di non ritorno. La sua libertà individuale lascia spazio a una logica di potere che divora progressivamente ogni scelta.

Nel secondo capitolo della saga, la spirale si approfondisce. Michael raggiunge l’apice della sua autorità, ma lo paga con l’isolamento e con l’assassinio del fratello Fredo. È la conferma del monito di Lord Acton: il potere assoluto corrompe assolutamente. Anche quando il trono sembra saldo, non rimane che solitudine e perdita della libertà interiore.

Emblematica è la vicenda cubana: Michael tenta di espandere l’impero a L’Avana, ma la rivoluzione castrista spazza via ogni progetto. Nessuna ricchezza può dominare le forze della storia, perché nessun uomo possiede la conoscenza per dirigere un sistema complesso. È la lezione di Friedrich A. von Hayek: la presunzione di controllo conduce inevitabilmente al fallimento.

Altro tema centrale è la giustizia privata. Don Vito si presenta come protettore, ma dietro la celebre frase “Farò un’offerta che non potrà rifiutare” si nasconde solo coercizione. La mafia corleonese non è un mercato della giustizia: è violenza mascherata da ordine, una copia dello Stato nei suoi metodi di imposizione.

La giovinezza di Vito, interpretato da Robert De Niro, arricchisce la riflessione. Da immigrato povero, costruisce un ordine percepito come più affidabile delle istituzioni ufficiali. Ma quell’ordine è chiuso e difeso con la forza: non è vero ordine spontaneo, è tirannia.

Il Padrino – Parte III conclude la parabola con un Michael invecchiato, che tenta di redimersi trasformando l’impero in attività legittima. Ma il potere accumulato si rivela una prigione da cui non può evadere. La sua morte solitaria in Sicilia è simbolo di un destino segnato: chi sacrifica la libertà per il controllo finisce per perdere entrambe.

La trilogia è quindi molto più di una storia di mafia: è un avvertimento universale. Ogni potere senza limiti sostituisce la libertà con il controllo, l’accordo con l’imposizione, la giustizia con l’arbitrio. È questa la grande lezione de Il Padrino: la forza di una società nasce soltanto dalla libertà delle persone.

Aggiornato il 06 ottobre 2025 alle ore 09:29