Al Teatro Artificio lo “Shardana Festival”

Al Teatro Artificio di Jonio, a Montesacro (Roma), s’è svolta la seconda edizione dello Shardana Festival, manifestazione culturale incentrata sui suoni, colori e racconti della Sardegna, l’antica Ichnusa. Precisiamo: “Ichnusa” deriva dal greco ichnos, cioè impronta, segno. Secondo la tradizione, il nome è legato alla forma dell’isola, che ricorda un’impronta di piede vista dall’alto (e con questo nome, è citata la Sardegna in testi di autori greci molto antichi, come Esiodo e Pausania). E “Shardana”? Gli Shardana erano un antico popolo marittimo, appartenente alla misteriosa coalizione dei “Popoli del Mare”, che operarono nel Mediterraneo orientale nel Secondo millennio avanti Cristo, scontrandosi più volte con Egitto e Impero ittita. L’identificazione più accreditata è appunto quella con gli antichi Sardi della Civiltà nuragica: basata su somiglianza del nome (“Sardegna”, secondo molti, deriverebbe proprio da qui), ritrovamenti archeologici e posizione delle varie isole del Mediterraneo.

Organizzato dagli attivissimi Gabriella Nicolodi e Mario Capozza, profondi conoscitori della Sardegna, con la collaborazione di alcuni militanti romani di Forza Italia (senza, però, alcuna colorazione politica dell’iniziativa), il festival è stata un’occasione per capire meglio tanti aspetti della storia e cultura sarde. Posto molto importante l’ha avuto la musica, con le esibizioni di Luciano Miotto, basso baritono lirico dell’Accademia di Santa Cecilia; Gianfranco Casu, chitarrista e cantante; Enrico La Pietra, esperto fisarmonicista; Silvana Cau, cantante, e altri bravissimi musicisti: cimentatisi coi brani più vari, di musica sarda, del “Continente”, spagnola e altro ancora. L’attrice Chiara Pavoni ha interpretato una performance ispirata, in parte, alle leggende sulle Janas, le celebri creature della mitologia sarda, schive e di natura benevola, pronte a dispensare gratuitamente aiuti a chiunque li chiedesse con sincerità e umiltà (salvo poi diventare delle versioni sarde delle Erinni greche, in caso di ingratitudine o superbia da parte dei beneficiati).

La piccola Chiara Torcicollo, 9 anni, si è cimentata disinvoltamente con la recitazione di poesie di autori sardi. Lo storico Michele Capriolu, si è soffermato in particolare sulla figura di Eleonora d’Arborea: dal 1383 al 1403 giudice del Giudicato di Arborea, nell’ovest della Sardegna, ultimo baluardo, con capitale Oristano, dell’indipendentismo sardo contro l’espansionismo aragonese (dal 1303, con la Pace di Caltabellotta, padrone del Mezzogiorno, abbandonato dai francesi sconfitti nei Vespri siciliani). Tra le azioni più notevoli di Eleonora durante il suo regno, l’aggiornamento della Carta de Logu, a suo tempo promulgata dal padre e rivista dal fratello, legge con cui dette un fondamento costituzionale agli istituti giuridici del suo regno, poi rimasta in vigore sino ai primi decenni dell’Ottocento, col re sabaudo Carlo Felice. Con moderna attenzione, tra l’altro, ai princìpi della presunzione d’innocenza dell’imputato e più in generale, nella tradizione romana e giustinianea, dei diritti e doveri del civis.

L’avvocato Giuseppe Torcicollo, per Forza Italia assessore ombra al Lavoro di Roma Capitale, ha letto un brano significativo di Padre padrone, il celebre romanzo autobiografico d’iniziazione alla vita (Feltrinelli, 1975) di Gavino Ledda, il giovane del Sassarese che, nella Sardegna degli anni Cinquanta, si libera faticosamente da una condizione d’asservimento al dispotico padre, conseguendo in ultimo l’istruzione superiore e entrando nella carriera universitaria (romanzo da cui fu poi tratto, nel 1977, l’omonimo film dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani). Lo scrittore cubano Yonel Gómez, da tempo in Italia, già docente universitario di Giurisprudenza, ha tracciato un rapido quadro delle differenze e analogie. Tra costumi, e condizioni di vita, di Cuba e dell’Italia.

Nina Circis, imprenditrice moldova operante anche in Italia, ha precisato le sue tecniche naturali di produzione del miele, che consentono di ricavarne poi cera per la fabbricazione, come un tempo, di candele (anche artistiche). Uno spettacolo di varia cultura, in un’area di Montesacro povera di spazi culturali e luoghi di aggregazione, eppure ricca di storia civile: a poca distanza, al centro di Montesacro, secondo la tradizione raccolta dagli storici antichi, l’ex console romano Menenio Agrippa pronunciò, nel 494 avanti Cristo, il celebre apologo sulla solidarietà civile con cui riuscì a ricomporre, almeno temporaneamente, la grave discordia tra plebe e aristocrazia. Mentre sempre vicino Viale Jonio, come oggi ricordato da alcune targhe, Vittorio De Sica girò, nel 1948, varie significative scene del suo capolavoro, Ladri di biciclette.

Aggiornato il 02 ottobre 2025 alle ore 11:45