
Marino Micich interviene a proposito della possibile restituzione alla Slovenia e alla Croazia di opere d’arte che negli ultimi 80 anni. Come sottolinea lo storico, saggista, esperto di storia del confine orientale, dalla Seconda guerra mondiale alla nascita della dittatura comunista jugoslava e alla tragedia delle foibe e all’Esodo istriano, giuliano e dalmata, la questione ha registrato vicende a dir poco tortuose. “Personalmente – afferma Micich – ritengo che il principio da tener ben fermo, da parte italiana, è di non dare più seguito alla restituzione di quadri, sculture, opere d’arte in genere a tali repubbliche, eredi della Jugoslavia comunista di Josip Broz Tito, per varie ragioni (pochi giorni fa, il 4 settembre, l’Italia ha restituito, ai Frati minori conventuali della cittadina slovena di Pirano, un’importante tela di Vittore Carpaccio, appartenente all’Ordine e trasferita per sicurezza, durante la Seconda guerra mondiale, a Padova, ndr)”.
Micich precisa: “Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, la responsabilità dei crimini delle foibe giuliane, per i quali nessun sloveno o croato ha mai pagato. Anzi, in proposito non sono mai state rivolte scuse all’Italia da parte dei Governi di Lubiana e Zagabria. Non è sufficiente, a questo fine, l’episodio della visita del 2020 dei due presidenti italiano e sloveno, Sergio Mattarella e Borut Pahor, alla foiba di Basovizza, unica in territorio italiano”. Micich rimarca che, “da parte slovena e croata, occorre che si prendano le giuste iniziative per denunciare la pulizia etnica e ideologica chiamata Esodo, che colpì, dal 1943 in poi, 350mila istriani, fiumani e dalmati”. Infine, a suo avviso, “occorre risolvere, in modo definitivo, la questione dei beni degli italiani costretti in quegli anni a lasciare quelle terre: beni che il Governo titoista nazionalizzò, pur continuando a definirli abbandonati”. Micich conclude sostenendo che “il dialogo fra Stati nell’area adriatica sia necessario e vada costruito, ma non a tutti i costi, e soprattutto impiegando dei beni di valore artistico e storico sui quali le repubbliche ex jugoslave non hanno alcun diritto di proprietà”.
Aggiornato il 09 settembre 2025 alle ore 11:07