Venezia 82, tra omaggi alle icone, biopic dirompenti e proteste sul red carpet

La giornata di lunedì 1 settembre alla 82ª Mostra di Venezia è stata segnata da grandi emozioni, riconoscimenti solenni e momenti di tensione politica. Il secondo Leone d’oro alla carriera è stato consegnato a Kim Novak, diva leggendaria del cinema classico americano, musa di Alfred Hitchcock in Vertigo. A celebrare la star, ormai lontana dalle luci di Hollywood ma ancora simbolo di indipendenza e autenticità, è stato Guillermo del Toro, che ha tenuto una sentita laudatio. Parallelamente, fuori concorso, Alexandre Philippe ha presentato Kim Novak’s Vertigo, un documentario intimo che restituisce il ritratto di un’artista fiera e anticonformista, capace di reinventarsi fuori dal sistema. Grande accoglienza per The Testament of Ann Lee di Mona Fastvold, con Amanda Seyfried protagonista nei panni della fondatrice degli Shakers, movimento religioso nato nel XVIII secolo. Il film ha raccolto ben 15 minuti di applausi, superando il precedente record di questa edizione (i 13 minuti tributati a Frankenstein di Guillermo del Toro). Seyfried ha ringraziato pubblicamente la regista, sottolineando il rapporto di fiducia reciproca che ha reso possibile la sua interpretazione.

Sul tappeto rosso della pellicola è stato immortalato anche il bacio tra Kaia Gerber e Lewis Pullman, quest’ultimo nel cast del film. Sempre in concorso, The Smashing Machine di Benny Safdie ha segnato la prova più intensa della carriera di Dwayne Johnson. L’ex The Rock, accanto a Emily Blunt, interpreta il lottatore Mark Kerr, leggenda delle arti marziali miste e dell’Ufc. Quasi irriconoscibile, Johnson ha raccontato di aver finalmente trovato un ruolo che lo ha spinto a mettersi a nudo artisticamente: “Per la prima volta non sto vivendo il sogno di altri, ma il mio”. Come fece The Wrestler con Mickey Rourke, anche questo biopic supera i confini dello sport per raccontare un dramma umano universale. La politica ha fatto irruzione sul red carpet durante la prima di The Smashing Machine, quando è apparso un cartello con la scritta: “Siamo tutti spettatori di un genocidio”.

Un messaggio che ha attirato l’attenzione dei media e del pubblico, portando la questione di Gaza dentro la cornice glamour del Lido. Fuori Concorso è stata la volta di Portobello di Marco Bellocchio, serie che ricostruisce la vicenda giudiziaria di Enzo Tortora, uno dei più gravi errori giudiziari della storia italiana. Alla proiezione ha assistito anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Sempre fuori gara, debutto per Orfeo di Virgilio Villoresi, con Vinicio Marchioni e Aomi Muyock, un’opera prima sospesa tra fiaba e dramma che intreccia musica, amore e mistero.

(*) La foto della conferenza stampa di “The Smashing Machine”, con Dwayne Johnson, Emily Blunt e Benny Safdie, è di Jacopo Salvi (La Biennale di Venezia)

Aggiornato il 03 settembre 2025 alle ore 12:29