
Si scrive… va bene, ma perché si scrive? Si scrive quasi sempre per lanciare un messaggio, per comunicare con gli altri o con la propria coscienza, per sopravvivere a sé stessi, per lasciare qualcosa di sé dopo di sé o per non farsi vedere da nessuno, per mostrarsi a chiunque. Per non farsi trovare. Per essere visti. Per essere riconosciuti. Per parlare con qualcuno. Immensamente si esprime la scrittura. E lo fai per te stesso. Per non aver paura, per intuito, per raccontarsi, per arrivare fino in fondo, per cercare un’altra strada, per un dolore che resta, per un sogno che non va via, per tornare a crederci, per non smettere proprio adesso, per darsi coraggio, per piangere d’inchiostro, per smettere di piangere, per il tempo che passa... per fermare il tempo. Si scrive… si scrive soprattutto per sopravvivere alla stupidità. Ma si scrivono anche cose stupide, per non ammettere la verità. Per dire quel che si ha da dire… si scrive. Si scrive per due motivi: per sé stessi o per amore… scrivere è un modo per dilatare i tempi topici, l’istante giusto, l’attimo fuggente. Scrivere significa varcare una porta, cercare la vita, fissare un’idea o un’emozione. Scrivere non è sempre un modo per aggiungere, a volte è una maniera per togliere, semplificare, scavare. Qualche volta, però, e speriamo che non sia questo il caso, diventa pressoché impossibile distogliere un pensiero sbagliato, far convivere il lettore con il testo scritto, i pensieri con le intenzioni, le idee con le persone, la pagina bianca con le idee.
La verità è che si scrive quasi sempre sulla sabbia… si scrive per cancellare. Perché non resti traccia dentro di sé. Oppure perché il nostro sentire diventi indelebile o, almeno, speriamo di lasciare una traccia... oppure espellerla per sempre dai nostri pensieri, dal nostro sentire. Si scrive per riordinare le idee, per trovare un senso al caos, per sconfiggere il nulla che avanza. Si scrive. Si scrive per non buttarsi via, per non fermarsi all’apparenza, per restituire un pegno d’amore, per toccare il cuore altrui. Scrivere è un modo per tirare fuori le voci di dentro, leggere – invece – è un modo per accogliere dentro di sé le voci di fuori. Si scrive, allora, per guardarsi dentro, per scoprire cosa c’è fuori, per trattenere i ricordi. Si scrive… per liberare la mente, per arrivare alla gente, per uno sfogo, per liberare le emozioni, per esprimersi liberamente… scrivere è un modo per mettere ordine nel cuore.
Scrivere è come lasciare un testamento di sé stessi, vero, autentico, sincero, attraverso pensieri senza filtri e senza condizionamenti, per lasciare ai posteri ciò che veramente siamo stati nella nostra vita. Scrivere è come vivere. Si scrive oltremodo, oltretutto male. Si scrive spesso per battere il tempo. Per vincerlo. E si perde. Altre volte, invece, si perde tempo e basta. Tempo al tempo. Si scrive alla ricerca d’infinito... infinito vivere. Si chiama scrivere… insomma, si scrive per dimenticare... o per non dimenticare mai più.
Aggiornato il 25 agosto 2025 alle ore 14:23