
Quando scrissi la biografia di Sigmund Freud (Il complesso di Mosè), comprendente l’opera e ovviamente notizie della vita, pur non essendo specialista della psicanalisi, notai tuttavia che la concezione di Freud ha un merito evidente, che resterà fissato nella storia del pensiero: la valorizzazione del bambino erotico, dell’erotismo infantile, e la connessione dei nostri organi con l’erotismo e la personalità. Erotismo orale, la fase immediata, il seno materno, non soltanto nutrimento ma “piacere”; organi escretori, non soltanto soddisfazione del “bisogno”, del “bisognino” ma anche piacere; erotismo fallico, erotismo genitale, è il maschietto, gli organini sessuali, il piacere di toccarsi, di essere toccato ma anche dispiacere, trauma. Dicevo, per Freud ogni compimento degli organi esprime una personalità distinta. Chi gode massimamente nell’adempimento orale è inclinato a divorare l’altro: sarà gelosissimo in amore. Colui che si contiene l’evacuazione è un ricco avaro, un avaro, tiene in sé financo gli escrementi. Se invece se ne libera come se scaricasse da far concimare ha spirito di potenza, generosità. Il bambino che crescendo si ferma all’erotismo fallico non sa dare piacere, se perviene all’erotismo genitale è comprensivo del piacere altrui.
La bambina si avvince al padre, il bambino alla madre semplifica la tortuosità. Amiamo e avversiamo. Rimuoviamo quanto ci turba e colmiamo l’inconscio che ci orienta a nostra insaputa, che vi sia un Io cosciente che cerca di stabilire i nostri comportamenti. Se l’Io non riesce a controllare i ribollii dell’inconscio interviene il Super Io, una sorta di annientamento delle pulsioni: sono gli interessanti luoghi comuni del freudismo. Che la convivenza sia impervia mossi come siamo da pulsioni, è certo. Che la cultura, l’arte provengano da pulsioni tutt’altro che serene, anzi addirittura il drastico mutamento, è chiaro. Un sadico che sublima la disposizione in attività chirurgica. Non rischio la banalizzazione: intendo riaffermare l’essenza del freudismo. Sensi, corpo, spirito sono compatti e lo spirito deve moltissimo al corpo e alla manifestazione erotica, specie nella conoscenza e nell’arte. Sembravano concezioni realistiche, verificabili, allorché tra i collaboratori di Sigmund Freud esplode il dissenso. Tra i molti contestatori figurano Alfred Adler e, soprattutto, Carl Gustav Jung.
Minimamente, Adler determina i comportamenti da capovolgimenti, una condizione di inferiorità si compensa in voglia di superiorità. Il soggetto di piccola statura che vuol primeggiare, lo zoppo ottimo nuotatore: c’è del vero. Ma è una visione riduttiva della vastità umana. Intendiamo, semplifico necessariamente Adler. Jung, all’opposto, cerca di comprendere l’intero scibile per decifrare l’uomo. Il punto critico è sottrarre lo spirito all’erotismo, più che mai all’erotismo infantile. È il 150° anniversario della nascita di Jung e viene giustamente ricordato. Jung annega l’erotismo in una generica energia vitale. Sarebbe inconcepibile che vivendo non siamo animati da energia vitale. Il valore della concezione di Freud è specificare nella libido la fonte di molteplici manifestazioni. Una generica energia vitale disperde la consistenza dell’energia libidica specifica: il complesso di Edipo. Il supposto inconscio collettivo, concepito da Jung è come dire, se un individuo vive nell’antico Egitto e tanti altri individui convivono, tutti hanno simboli eguali in quanto assorbono gli stessi simboli.
L’inconscio non esiste in tal caso, esiste una acquisizione culturale comune. Niente di che. Arduo fondare un’altra concezione. Jung: gli archetipi. Noi avremmo modelli che inquadrano la realtà: Ombra, Sé, Animus-Anima, Persona. Per dire: l’ombra è il lato nascosto, rimosso di noi stessi; il Sé la totalità, l’insieme di ciascuno; Animus-Anima la dualità maschile-femminile dell’individuo; Persona è il nostro vestimento sociale, il comportamento nelle relazioni. Indubbiamente Jung rende l’uomo ricco di figurazioni culturali, di simboli, e soprattutto sottrae l’uomo alla sessualità, che svilirebbe il pregio dell’uomo. Con Jung siamo in cieli spirituali, venti simbolici, supporre che fin dalla nascita siamo perversi (polimorfo perverso definiva Freud il bambino), ripugna a Jung. Ma basta vedere un bambino, una bambina con quale trasporto scacciano la madre o il padre per individuare il genitore prediletto. Basta leggere la Lettera al padre di Franz Kafka per avere la conferma: l’erotismo infantile ci contraddistingue. Simboli, miti, certo. Dopo non prima. Dopo l’eros!
Aggiornato il 05 agosto 2025 alle ore 13:08