Addio al professor Mario Scaffidi Abbate

È morto Mario Scaffidi Abbate, un amico, un gentiluomo. Mi dispiace immensamente di non averlo incontrato come avevamo stabilito da tempo e a lungo, questioni di salute lo hanno ostacolato. Ma sono del tutto colpevole, è una colpa, non vi sono ostacoli in queste situazioni. Volevamo incontrarci. Amici nei lunghi decenni precedenti. Attenzione, affetto per la persona e per l’opera. Latinista, grecista, la sua traduzione delle Metamorfosi di Ovidio è poesia italiana della poesia latina, la seminagione delle metafore ovidiane tutte in fioritura, lampeggiamenti, sonorità, inventive di termini. Ma scriveva a sterminio, versare nel mare italiano il mare latino.

Scaffidi Abbate è stato soprattutto un umanista. Greco, romano, cattolico. Tattile nella parola espressiva, degli altri e delle sue .Ha scritto molto e credo che molto ha lasciato, se ne preoccupava. Certo ha eredi e una degnissima consorte, però il timore delle carte lasciate rimane. E me ne diceva. Aveva fede nell’oltrevita. Direi: fede nella fede. La modernità non la respingeva, purché la modernità non respingesse l’uomo classico: greco, romano e pure cattolico. Sulla religione, in teologia, aveva sue convinzioni, una specie di totalitarismo divino. Ma era Lui, persona, con slanci, con la felicità degli incontri, Lui che quasi centenario espandeva volontà e vitalità e che animava la civiltà classica come una bandiera sempre sventolante. La cultura non era una entità esterna in Mario, così, la vita, familiare, Orazio, Saffo, Alceo, Sallustio, così, ne dicevamo: non cultura, convivenza! Ci discutevamo gli articoli su LOpinione. Mi spiace imperdonabilmente che non ci siamo incontrati, ma che Tu resti in me ed in altri è certo.

Ricordi Mario quando…

Aggiornato il 24 luglio 2025 alle ore 12:12