I 70 anni del poliedrico Willem Dafoe

Domani Willem Dafoe compie 70 anni. L’attore statunitense, originario di Appleton (Wisconsin), al secolo William James Dafoe, è una leggenda vivente che non è mai diventata un’icona stereotipata. Raccontarlo oggi è come sfogliare l’album di fotografie del cinema popolare e di quello d’avanguardia attraverso 45 anni frenetici punteggiati dai suoi 160 film più i tre ancora in fase di sviluppo. Willem Dafoe non è mai dove te lo aspetteresti. In ogni film è una presenza viva ma che, nello stesso momento, è già altrove come se non volesse mai farsi fissare in un ruolo, in un’inquadratura, in uno stile. Del resto lui stesso ne ha coscienza e lo ha detto quando già toccava i vertici della popolarità: “Ho sempre fatto uno sforzo consapevole per variare, non perché non sia compito di un attore fare cose diverse, ma perché è quello che mi interessa. Bisogna stare attenti perché bisogna lavorare con quello che si ha, non solo per vanità. Penso che la parte migliore dell’essere un attore a volte sia l’opportunità di trasformarsi superficialmente e profondamente”. Così la “salamandra” Dafoe è passata attraverso il fuoco del successo.

L’attore ha ricevuto 4 nomination all’Oscar. Come Miglior attore non protagonista: nel 1987, Platoon di Oliver Stone; nel 2001, L’ombra del vampiro (Shadow of the Vampire) di E. Elias Merhige; e nel 2018, per Un sogno chiamato Florida (The Florida Project) di Sean Baker. Nel 2019, come Miglior attore protagonista per Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità (At Eternity’s Gate) di Julian Schnabel. Altrettante candidature per le stesse categorie ai Golden Globes, con la nomination del 2024 per Povere creature! di Yorgos Lanthimos al posto di Platoon. L’interpretazione del pittore olandese ha fruttato all’attore una Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia. Si professa vegano pur mangiando pesce e raccontava in un’intervista: “Le etichette non mi piacciono, ma sono vegano per ragioni anche politiche, perché ormai si sa che gli allevamenti di animali sono una delle cause principali della distruzione del pianeta”. Racconta senza pregiudizi la sua gente: “Gli americani – dice – sono persone generose, ma lavorano come cani, c’è un sistema di assistenza crudele, non c’è un vero welfare, devono fare da sé, devono lottare duramente nella vita quotidiana, non viaggiano, non sono curiosi e sono cresciuti nella convinzione di essere nel migliore posto del mondo. Sono stati fregati, ingannati ed è da lì che viene la rabbia”.

Dal 2005 ha la doppia nazionalità, americana e italiana, avendo sposato l’attrice e regista Giada Colagrande. Si sono conosciuti sul set dell’amico Wes Anderson mentre giravano “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”; un anno dopo erano in Campidoglio a Roma con il manager di lui e l’editore di lei a fare da testimoni. “Il giorno prima – ha raccontato Dafoe – eravamo a pranzo assieme e io, senza pensarci, le ho detto ‘Ti va di sposarmi domani?’. Il pomeriggio del giorno dopo, era fine marzo, tutto è diventato realtà. “In fondo – dice – è stata una cosa molto romantica”. Da allora vivono tra Roma e New York e vicino alla città eterna hanno una piccola fattoria con un allevamento di alpaca. Roma e New York: tutto il contrario di quanto si aspetterebbero i fan di una star di Hollywood che continua, con gran divertimento, ad apparire anche nei “giocattoloni” della Marvel come Aquaman o Spider Man con cui ha reso celebre il personaggio del perfido Goblin. Intanto però Willem Dafoe è l’attore feticcio di Wes Anderson (fino al recente La trama fenicia), di Yorgos Lanthimos (Povere creature) di Abel Ferrara (Pasolini) e soprattutto di Robert Eggers (Nosferatu): “Rob ha la capacità di creare mondi bellissimi – dice l’attore – quando chiama io corro subito”.

Aggiornato il 21 luglio 2025 alle ore 18:54