
Tertium datur. Filosofie dell’originario di Giovanni Sessa ha appena fatto gemere i torchi. Può essere descritta come la più corposa opera con esposto il cuore del pensiero maturo dell’autore. Certo, neppure lui può estraniarsi, come nessuno di noi, massima lo scrivente, da uno storicismo implicito, per cui la concezione di fondo dell’autore viene rintracciata in precedenti autorevoli del pensiero. Qui, però, poi, tutto converge in un’intuizione onnicomprensiva: quella dell’autore. Al di là della lunga e autorevole schiera dei pensatori sviscerati, il testo va letto tutto, senza saltare nessuno; il discorso di fondo è chiarissimo.
Per gli antichi, qui ci si ferma ai primordi del cogitare degli elleni ma si potrebbe risalire ben oltre, la conoscenza si raggiunge per due vie: intellectus, intuizione immediata e totale della verità; oppure ratio, la ragione discorsiva, con la quale si analizza, separa, contrappone. La ragione distingue, o da una parte o dall’altra, tertium non datur: si è nel giusto o si ha torto, fantasie o realtà, noumeno o fenomeno.
L’intuizione è onnicomprensiva: lo sciamano sogna la realtà, nel progettare si realizza, nel pensare si fa. Tertium datur. Attraverso cosa opera l’intuizione per farsi fatto? La dinamis, la forza, l’energia. Questo dinamismo, che crea dal niente l’ente, a iniziare dall’Ente Supremo; dal nulla il tutto, poi genera la tradizione, il tradere, si tramanda. Giovanni Sessa alla tradizione ha dedicato una vita alla ricerca del precedente autorevole. Adesso ne ha trovato la dinamica. Forse sono proprio i combattenti contro il mondo moderno a trovarne le radici.
(*) Tertium datur. Filosofie dell’originario di Giovanni Sessa, Editore Inschibboleth, 394 pagine, 26,60 euro
Aggiornato il 17 luglio 2025 alle ore 11:26