
La gazza ladra (La pie voleuse) è un film che si lascia amare dalla prima all’ultima inquadratura. Il regista marsigliese Robert Guédiguian firma il suo 24° lungometraggio, un capolavoro minimalista, rinunciando, anche se solo in apparenza, al suo cinema di lotta, per mettere in scena una piccola storia attraversata da sentimenti travolgenti. Un dramma festoso permeato da luminosa speranza. Un film appassionato in cui la denuncia sociale lascia spazio al racconto familiare, disarmato e ottimista. La proverbiale leggerezza del tocco del cineasta francese è utile a una narrazione di placida e solidale tranquillità. Presentato con successo nella sezione Grand Public della Festa del cinema di Roma, il film è stato distribuito in sala da Officine Ubu. La gazza ladra narra la storia di Maria (una splendida Ariane Ascaride), un’amorevole governante che accudisce gli anziani, con grande dedizione. Più che una collaboratrice domestica rappresenta un autentico punto di riferimento. Fortemente empatica, ha stabilito un profondo legame di devozione e fiducia con le persone che assiste. Nel cuore della notte corre a casa di Madame Kalbiak (un’intensa Geneviève Mnich) perché ha paura dei temporali e, a pranzo, sceglie le spigole migliori da cucinare a Monsieur Moreau (un superlativo Jean-Pierre Darroussin). Tuttavia, vive una condizione di indubbia precarietà. In più, è costretta a pagare i debiti di gioco di Bruno (un indolente Gérard Meylan), il marito pensionato. Per queste ragioni, a volte, come La gazza ladra di Gioachino Rossini, compie una serie di piccoli furti a discapito dei suoi anziani clienti, convinta che non dovrà mai risponderne. Si tratta inizialmente di qualche decina di euro, per togliersi qualche sfizio, come degustare le amate ostriche in terrazza, davanti al mare di Marsiglia, ascoltando Arsène Rubinstein che suona la musica di Franz Liszt. Ma quando si presenta l’occasione per esaudire il suo desiderio più intimo, ovvero quello di vedere l’amato nipote Nicolas (un divertito Thorvald Sondergaard) diventare un grande pianista, la donna decide di spingersi oltre i limiti, innescando una serie di conseguenze catastrofiche che metteranno a dura prova gli equilibri della sua famiglia e di coloro ai quali ha dedicato la vita.
Il film, contrappuntato dalle musiche tratte da Wolfgang Amadeus Mozart, Fryderyk Chopin, Ludwig van Beethoven, Erik Satie e, ovviamente, da Rossini, è girato magnificamente e ottimamente interpretato. Il copione, scritto dal regista con Serge Valletti descrive le relazioni amorose nel contesto di una comunità coesa, la luce di Pierre Milon è raggiante, il montaggio di Bernard Sasia è volutamente compassato. Il 71enne regista di origine armeno-tedesca, cresciuto a Marsiglia, nel quartiere operaio dell’Estaque, un tempo piccolo villaggio, con un porticciolo immortalato dai pittori impressionisti, racconta, ancora una volta, un’umanità indomita che non si rassegna ai rovesci dell’esistenza ma rifugge l’ordinario per abbracciare le proprie passioni. Guédiguian non giudica i suoi personaggi. Li rappresenta, li sostiene emotivamente. Li accompagna nelle loro scelte, spesso errate. Qualche volta giuste. Di conseguenza, quando Maria ruba è consapevole di sbagliare, ma si autoassolve, considerando la propria colpa un peccato veniale che nasconde uno scopo nobile: consentire al nipote di diventare un eccellente concertista. Il film corrisponde a un nuovo capitolo della commedia umana ritratta dal regista. Un apologo sulla caducità dei sogni che presenta striature sentimentali e drammatiche caratterizzate dall’appassionato respiro popolare. Il cinema di Guédiguian racconta da sempre, con partecipazione, l’universo dei diseredati, senza mai arretrare. Senza cercare scorciatoie narrative paternalistiche e consolatorie. Il suo è un cinema fatto di piccoli furti, di inevitabili tradimenti, e, soprattutto, da un insopprimibile e curioso bisogno del sapere. Della conoscenza, della formazione culturale e politica. Il film non sottolinea la necessità del distacco. Rivendica, piuttosto, l’urgenza di orchestrare una storia intrisa di levità. Un’inderogabile leggerezza della commedia.
Aggiornato il 13 giugno 2025 alle ore 15:10