La Grecia, per caso

Qualcuno legge ancora i classici e non prova vergogna per quel che siamo diventati e per quel che diventeremo? Mi capita di vedere sul tavolinetto un piccolo libro, Edizione Paoline, che acquistavo quando ero ragazzo, a Messina. Qualche testo l’ho portato dalla Sicilia a Roma, e lo ritrovo, a caso. Incercato. Gorgia, celebre sofista siciliano, di Lentini, del V-IV secolo avanti Cristo, figura tra i fondatori del gruppo denominato Sofistico. La Grecia ha sconfitto i persiani, tra qualche decennio sarà vinta dai macedoni e poi dai romani, intanto sfolgora la sua eternità ateniese, cittadina, sociale, l’uomo animale associativo, quindi il colloquio, il giudizio, l’opinione, il ragionamento, la logica. Possiamo raggiungere un’intesa o ciascuno fa opinione come gli pare e sente? L’uomo è talmente centrale da farsi giudice misuratore dell’esistente e dell’inesistente? L’uomo è misuratore del reale? Ma chi, l’uomo singolo o l’uomo come soggetto universale? Se l’uomo singolo, ciascuno prevale in quanto più abile nel discorso. Se l’uomo come ente universale, potremmo in quanto ciascuno è uomo pur essendo individuo pervenire all’intesa sulla “verità”! Che malinconia non vivere quel tempo, anche se in certi siciliani, calabresi, napoletani dispute su tali questioni vigevano, ne ho memoria. Per non dire di Luigi Pirandello e di Leonardo Sciascia quando “discuteva”.

Gorgia, di lui narro, lo visse, anzi lo suscitò. Il ragionare, l’argomentare, la conseguenzialità del discorso, il cittadino che dà fondamentalissima importanza alla parola ben messa, ben argomentata, logica. È il trionfo dell’uomo cittadino, incivilito, della dignità dello scambio verbale, la “forma”, che sciaguratamente ebbe poi significato deperito quasi un rivestimento del niente, laddove era, per i greci, il fulgore espressivo del dire, scritto o parlato. Restava il tremendo dubbio: possiamo raggiungere il vero accomunante o il presunto vero appartiene a chi è più abile e sa convincere? Vi è un aspetto tragico nei sofisti: se prevale il più abile e convincente la verità non esiste, prevarrà l’opinione di chi a sua volta soccomberà a uno più convincente. In ogni caso, bisogna sforzarsi di argomentare all’estremo delle capacità logiche e formali, nel senso detto. L’encomio di Elena, che Gorgia stese, è da far studiare in ogni sezione scolastica. L’incalzare del ragionamento, la dimostratività, il devastare ogni altrui possibilità critica, il galoppo signorile della frase e la successine timbrica tamburellata. La nobiltà della parola, il rispetto di se è del prossimo. Più avvocatizia la difesa di Palamede, condannato a morte per una accusa di tradimento, falsa, del vendicativo Ulisse, che Palamede aveva scoperto vestito da donna cercando di non combattere a Troia. Se recidiamo la civiltà greco-romana, recidiamo la nostra civiltà. Impossibile!

Aggiornato il 11 giugno 2025 alle ore 12:37