Visioni. “Bosch: Legacy 3”, la stagione finale di una serie di culto

La terza e ultima stagione di Bosch: Legacy si conferma un esempio di narrazione noir. La storia dello spigoloso investigatore privato Harry Bosch (un magnifico Titus Welliver) si avvia alla conclusione delineando, in maniera esemplare, un universo torbido, corrotto e allo stesso tempo bisognoso di giustizia. Gli ultimi dieci episodi rilasciati su Prime Video dal 27 marzo al 17 aprile mostrano una Los Angeles assolata che cela un cuore oscuro. Il progetto televisivo, nato dai romanzi di Michael Connelly e ideato dallo stesso scrittore insieme a Tom Bernardo e Eric Overmyer, racconta una complessa indagine al cui centro figura l’attività del protagonista. Bosch è frutto della creazione connellyana nel 1992, con La memoria del topo (The Black Echo), edito in Italia da Piemme, come tutti i romanzi dello scrittore originario di Filadelfia ma californiano d’adozione. Il personaggio memorabile è il prototipo del detective colto, introverso e collerico, ma profondamente sensibile. Bosch è un moderno Philip Marlowe dai tratti chandleriani tra i più amati antieroi della fenomenologia poliziesca.

Ma, a differenza del testo letterario, Bosch non è un veterano della Guerra in Vietnam, ma del conflitto in Iraq. Allevato in orfanotrofio dopo l’assassinio della madre, una prostituta uccisa e dimenticata dal sistema, Bosch ingaggia, grazie a una dedizione al dovere adamantina, una battaglia disperata contro i soprusi e l’ingiustizia. La sua caratteristica principale riguarda esattamente il proprio codice morale, non sempre in linea con le istituzioni. Appassionato cultore di jazz, nel suo appartamento che vanta un vista mozzafiato sulla metropoli, vive con il cane che non a caso ha chiamato Coltrane, un appassionato omaggio al celebre sassofonista jazz John Coltrane, di cui Bosch è un ossessionato ascoltatore. L’appartamento panoramico di Bosch esiste realmente. Si trova sulle colline sopra Hollywood Boulevard. Negli anni è diventata una meta irrinunciabile per i seguaci della serie tivù.

Bosch: Legacy 3 si basa sui romanzi best-seller La stella del deserto (Desert Star) e Ghiaccio nero (The Black Ice). L’indagine sull’omicidio di Kurt Dockweiler (un superlativo David Denman) porta alla luce sorprendenti segreti e minaccia di sovvertire l’esistenza dei tre personaggi principali. La scomparsa di un’intera famiglia turba profondamente Bosch e lo porta a fare i conti con le fragilità del sistema giudiziario. Honey Chandler (una magnetica Mimi Rogers) concorre per diventare la prossima procuratrice distrettuale di Los Angeles. Mentre l’agente di polizia Maddie (una volitiva Madison Lintz), figlia di Harry, deve fronteggiare una serie di brutali rapine. Titus Welliver, offrendo una prova ruvida, riesce a rendere perfettamente sullo schermo l’indubbia complessità psicologica del personaggio in modo ammirevole. Bosch: Legacy è una serie tivù contrappuntata da dialoghi puntuti e arroventati, scontri generazionali e indagini intricate ma avvincenti. In questa ultima stagione della serie tivù Bosch chiude alcuni conti in sospeso. Vola in Messico per mettere sotto scacco un pluriomicida e riesce a risolvere un caso di narcotraffico internazionale. Il finale apre le porte a un nuovo spin-off incentrato sulla detective Renée Ballard (la misteriosa e sensuale Maggie Q). Altra creatura letteraria connellyana.

(*) La recensione della prima stagione della serie tivù Bosch: Legacy

(*) La recensione della seconda stagione della serie tivù Bosch: Legacy

Aggiornato il 16 maggio 2025 alle ore 18:42