
“Viva Maria!”. Dal 1613 la prima domenica di maggio si celebra a Velletri, l’antica città volsca adagiata sulle propaggini dei Colli Albani già prestigiosa al tempo di Anco Marzio, la Festa della Madonna delle Grazie, preceduta dalla storica processione. Sabato scorso si è svolta la 412ª edizione, secondo un rito e una tradizione che acquistano in questi giorni “un significato speciale”. La sede suburbicaria di Velletri-Segni ha dato 14 papi. Da Papa Clemente I, quarto vescovo di Roma e patrono di Velletri, quel leggendario Clemente secondo Tertulliano (199 dopo Cristo) ordinato da Pietro e per i latini successore dell’apostolo, fino a Benedetto XVI, predecessore di Papa Francesco. “Viva Maria!” è l’invocazione che risuona nei vicoli e nelle strade quando all’ora del vespro l’immagina esce dalla Cattedrale di San Clemente sulle spalle della Confraternita del Gonfalone e la popolazione coi ceri votivi percorre l’itinerario fino a tarda sera. La Madonna delle Grazie è un’icona, posta nella navata di sinistra, delle cui origini si hanno scarse tracce: secondo alcuni sarebbe stata donata da Giovanni II vescovo di Velletri nel 732, secondo altri potrebbe addirittura provenire da Costantinopoli, dove “Clemente l’ortodosso” potrebbe aver incontrato San Clemente indicato, ai tempi, dai testi apocrifi come “l’aiutante di Paolo di Tarso”.
“La processione dei ceri è un autentico patrimonio di fede e di pietà popolare, che si tramanda da secoli e secoli” ha spiegato monsignor Andrea Maria Erba, nominato nel 1988 da Giovanni Paolo II, vescovo. La dichiarazione apre una delle due mostre dedicate all’evento in queste giornate cruciali, tra il Conclave e l’attesa “fumata bianca” per il successore al soglio pontificio. Non è dunque casuale che le funzioni di rito siano state officiate da insigni porporati. La Santa messa del 3 maggio presieduta dal cardinale Baldassarre Reina, vicario generale di Papa Francesco, affiancato dal vescovo della diocesi monsignor Stefano Russo, durante la quale è stata impartita “la benedizione”. Per proseguire il giorno successivo con la solenne celebrazione guidata dal cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze. Quindi la messa delle 12 celebrata da monsignor Vincenzo Apicella, vescovo emerito. E, alle 18.30, il solenne pontificale presieduto dal cardinale Francis Arinze, il quale però non sarà votante il 7 maggio. “È un tempo di grazia che ci prepara a grandi cambiamenti nella chiesa e nella nostra comunità”, ha esortato i fedeli il parroco don Cesare Chialastri. Viviamolo con il cuore aperto e con la consapevolezza che la Madonna delle Grazie non ci ha mai abbandonato, e mai lo farà”.
Andrò a veder Maria è l’altra mostra fotografica, allestita nell’Atrio del Museo diocesano (fino all’11 maggio mostra e museo visitabili gratuitamente) dal sottotitolo La devozione mariana negli scatti di Ettore Palermi, organizzata dal gruppo “Mosquitos” Tarvisio con il supporto di “Memoria 900” di Velletri, e il patrocinio della Diocesi. Le immagini esposte sono state realizzate da Ettore Palermi, fotografo di origini veliterne, durante la processione 1994, riprese e rielaborate con l’intento di omaggiare la comunità. “In esse c’è un’atmosfera che ti prende piano piano fino al coinvolgimento totale”, ha spiegato l’autore, che negli scatti, tutti rigorosamente in bianco e nero, racconta la storia di un popolo e di una devozione. “Non è un reportage – ha precisato Palermi – ma il cogliere attraverso gli sguardi, gli atteggiamenti dei fedeli, l’incedere lento dei piedi scalzi con il peso dei ceri, la richiesta della grazia, la fiducia, la condivisione del dolore per mezzo del culto della Vergine Maria tanto caro alla comunità veliterna”. “Viva Maria!” anche in queste ore, sul crinale della chiesa di ieri e di quella che sarà. Ma la chiesa di Velletri è “la Maria quotidiana” della gente, nelle strade, nei vicoli che salgono e scendono, la silenziosa Madre di Dio, la donna delle donne, la Vergine a cui chiedere, come le immagini documentano.
Nelle vie sono stati srotolati metri e metri di cartone, con l’impegno della Volsca Ambiente, per evitare che la cera potesse costituire un pericolo cadendo sulla pavimentazione. Il senso del miracolo non cambia. Il tempo cambia, non il sacro. Il sacro che traspare dietro i pannelli dell’allestimento della mostra fotografica, nelle sei sale dove sono custodite opere d’arte di inestimabile valore. La “Croce Veliterna” stauroteca, cioè con la reliquia più preziosa, la Madonna in trono con Bambino di Gentile da Fabriano, la Visitazione di Bicci di Lorenzo, un Salvator Mundi datato XI-XII secolo, due tavole di Antoniazzo Romano, la Giuditta con la testa di Oloferne, copia dell’originale seicentesco di Guido Reni, oltre a straordinari paramenti e arredi liturgici. Non si conosce ancora il nome del nuovo papa, il successore di Jorge Mario Bergoglio, non sappiamo ancora quale chiesa uscirà dal Conclave, conservatorismo o progressismo, ma sappiamo fin da ora che Velletri sarà proclamata a breve “Città di Maria” dalla Diocesi e “Velletri Città del sì” con il sindaco Ascanio Cascella con la fascia tricolore, in testa alle manifestazioni per ringraziare i vertici di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Protezione civile e Croce rossa per il risultato degli appuntamenti e degli allestimenti. “Viva Maria!”. Quale Maria, la madre di Dio, di Gesù, la nostra. La risposta sarà pubblicata nel catalogo in uscita in agosto, sulla “storia della processione”.
Nel 1947 anche Anna Magnani incontrò la Madonna delle Grazie. Era maggio, il figlio Luca, avuto da Massimo Serato, era in pericolo, la febbre della poliomielite lo aveva assalito. “Nannarella” era nella sua villa al Circeo, era proprio il primo sabato del mese quando le arrivò la brutta notizia. Corse verso Roma, col timore di non fare in tempo. Per strada, però, c’era “un’altra mamma” che aveva bloccato la via dei Laghi all’altezza di Via Morice. Anna dovette aspettare tutto il transito della processione e quando si trovò davanti all’immagine della Madonna era così disperata che invece di invocare “la grazia” le uscì “una imprecazione”. Quale miracolo più vero di questo? Quale? Quando la Magnani arrivò a casa a Roma, il figlio Luca non era più in pericolo di vita. Era salvo. Era vivo. L’attrice, si racconta, rimase sconvolta da questa guarigione e il giorno successivo, della Festa delle Grazie, si presentò camuffata a Velletri e chiese di parlare con urgenza con il parroco. Don Pietro, come riferiscono le cronache, che pur aveva detto “che aspetti”, vedendo quella donna in lacrime la accolse e, riconoscendola, la fece accomodare in sagrestia. Chiamò don Giuseppe Centra, al quale la Magnani avrebbe detto “voglio donare alla Madonna questi orecchini da mettere sulla veste”. Aspettiamo il Conclave, la fumata bianca, quello che sarà, via Maria!
Aggiornato il 06 maggio 2025 alle ore 13:41