
Paradise racconta, in maniera avvincente, il lato più inquietante del potere. La serie televisiva creata da Dan Fogelman e distribuita in 8 episodi su Hulu e sulla piattaforma Star di Disney+ dal 26 gennaio al 4 marzo 2025, è ambientata in un microcosmo elitario e claustrofobico che omaggia, distorcendoli in chiave paranoica, molteplici modelli cinematografici e letterari: da The Truman Show di Peter Weir a Elysium di Neill Blomkamp, passando per i romanzi di Isaac Asimov e Aldous Huxley, oltre all’inevitabile 1984 di George Orwell. D’altro canto, la serie affronta diversi temi cruciali della contemporaneità: dalla sorveglianza tecnologica alle disuguaglianze economiche e sociali, dalla manipolazione dell’informazione fino all’emergenza climatica. In un mondo sconvolto da uno spaventoso cataclisma, Fogelman, autore della serie di culto This Is Us, mette in scena una città classista dominata da un’oligarchia, in cui ogni abitante, destinato a preservare l’umanità nei secoli a venire, rappresenta una figura di peso del mondo politico, scientifico, tecnologico e imprenditoriale. Ma l’esercizio del controllo è esercitato da un vertice immorale, spietato e soverchiante. Dei miliardi di esseri umani, i sopravvissuti sono soltanto 25mila, scelti per risiedere in un luogo “perfetto”. Ma nulla è come appare. La vita della comunità sotterranea post-apocalittica (costruita all’interno di un bunker scavato sotto una montagna in Colorado) viene sconvolta da un evento eccezionale che mette in crisi il lato oscuro del potere. Il presidente degli Stati Uniti Cal Bradford (un superbo James Marsden) viene ritrovato morto dal capo della sicurezza, l’agente Xavier Collins (un magnetico Sterling K. Brown), padre dell’adolescente Presley (Aliyah Mastin) e del piccolo James (Percy Daggs IV Collins).
Il racconto, in un susseguirsi di colpi di scena, segue l’indagine guidata da Samantha Redmond (Julianne Nicholson), soprannominata “Sinatra”, una multimilionaria che esercita il potere, sceglie il nuovo presidente e tiene sotto controllo la città. Paradise è un thriller carico di suspense in cui la narrazione alterna di continuo passato e presente. I flashback sono utili a comprendere i rapporti che legano i personaggi principali (ben definiti), con gli altri che popolano la storia: la psichiatra Gabriela Torabi (una sensuale Sarah Shahi), che custodisce segreti inconfessabili; l’agente Robinson (una volitiva Krys Marshall), capo della sicurezza e amante segreta di Bradford; il collega Billy Pace (un ambiguo Jon Beavers), una mina vagante con un passato burrascoso; l’agente speciale Jane Driscoll (un’inquietante Nicole Brydon Bloom), una psicopatica ossessionata dai videogiochi. Anche l’impatto visivo della serie è sorprendente. Le ambientazioni sofisticate, rappresentate da una fotografia dai toni freddi, sono il teatro di un conflitto tra apparenza e sostanza. Paradise è un titolo volutamente antifrastico che definisce un’autentica prigione in cui i segreti sono custoditi e i cittadini sorvegliati in maniera asfissiante. Sulle note di Another Day In Paradise di Phil Collins, nella versione cover di Joyner, la serie tivù aggiorna il concetto primordiale di mors tua vita mea. Fogelman delinea, in maniera appassionata, un feroce ritratto della società americana governata dai plutocrati. Firma l’epitaffio rigoroso e disperato di un’umanità dolente che ha smarrito il senso della giustizia e il significato della condivisione ma è dedita unicamente alla sopraffazione e alla menzogna.
Aggiornato il 07 marzo 2025 alle ore 19:47