
Trotula cresce in un ambiente intellettuale stimolante in una città vivace e sede della Scuola Medica di Salerno, la più antica e la più importante d’Italia. Incerto è il suo nome. È chiamata anche Trota, oppure Trocta. È concordemente definita la prima “medica” d’Europa e la soprattutto la prima ginecologa. Non ci sono notizie certe sulla sua vita. Si sa che è nata intorno all’anno 1030 da potente famiglia normanna. Un testimone anonimo la definisce “donna filosofa di nome Trotula, che visse a lungo e che fu assai bella in gioventù e dalla quale i medici ignoranti traggono grande autorità e utili insegnamenti”.
Nella Salerno dell’XI e XII secolo, la nobile potente famiglia e aperta culturalmente, dona parte delle proprie ricchezze per la costruzione del Duomo di Salerno. Lei ha le porte aperte per frequentare gli studi di medicina soprattutto nel campo ginecologico e in ostetricia che sono i rami medici delle donne per le donne.
La città è il crocevia della sapienza di ebrei, bizantini, arabi e normanni i cui esponenti scambiano le reciproche esperienze. Studiare medicina in questo fertile contesto diventa un ulteriore corridoio per l’affermazione dell’intelligenza femminile. Non era sufficiente per lei avere conoscenza di pratiche antiche sia pure rimaneggiate, ma era importante seguire studi metodici per ottenere una competenza sistematica in campo medico.
Trotula è convinta che praticare una medicina dolce, con particolare attenzione all’igiene, alla pulizia dei denti e alla pulizia generale sia il principale metodo di prevenzione. Conferma ripetutamente che l’alimentazione equilibrata e l’attività fisica sono i requisiti per la salute. Questa azione di tutela della salute e di estetica ha anche l’effetto di dare sicurezza alle donne
Una precauzione che, purtroppo, sarà dimenticata nei secoli successivi. Inoltre, la presenza delle donne di medicina eliminava l’imbarazzo delle partorienti di mostrarsi davanti agli uomini. La facilità di accesso allo studio del corpo femminile garantito dalla confidenza delle donne le consentì di acquisire una vasta conoscenza sulla natura complessiva delle donne.
Trotula è “moderna” anche nel considerare il desiderio femminile come un fatto naturale da non sottoporre a censure e condanne. È anche la prima a comprendere l’importanza dell’assistenza post partum. Ha focalizzato gli studi anche nel campo dermatologico, cosmetico. Trotula non è la prima dottoressa, ma è la prima a raccogliere in forma sistematica le conoscenze tecniche e a scriverle in diversi volumi per tramandare la conoscenza metodicamente acquisita. Tutti i testi sono scritti in latino medievale.
Pubblica il volume De passionibus Mulierum Curandarum (sulle malattie delle donne), conosciuto con il titolo di Trotula Major. Il trattato De passionibus mulierum ante in et post partum è stato la guida operativa dei ginecologi fino al Cinquecento. Con diversi rimaneggiamenti e aggiornamenti, il testo è ininterrottamente utilizzato fino al XIX secolo e fatto circolare con nomi maschili, ritenendo di aumentarne l’autorevolezza. Studi successivi ed accurati di storici della medicina, fra i quali Salvatore de Renzi, hanno restituito queste opere alla geniale Trotula.
Pubblica il volume De Ornatu Mulierum (sui cosmetici), dove si argomenta e si analizzano le malattie della pelle. Un trattato dermatologico e sui rimedi curativi, conosciuto con il titolo Trotula Minor. In questo trattato Trotula propone cure con bagni e massaggi e l’uso di creme per il viso composte da una serie oggi improbabile di ingredienti, ma pur sempre un trattamento ante litteram. Per Trotula, la bellezza è il fondamento della salute, a conferma che l’aspetto è lo specchio dell’anima, un principio ereditato dalla cultura ellenica e ancora oggi molto valido.
Non ha fatto ricorso a pratiche divinatorie ed astrologiche in voga nel suo tempo. La “medica” fu in grado di offrire un trattamento adeguato e alla portata anche dei meno abbienti.
Riesce a praticare le prime terapie per diminuire il dolore e delinea un abbozzo di controllo delle nascite. È stata anche la prima a creare dei rimedi medici alla infertilità maschile ponendosi in contrasto con il pensiero del tempo.
Le cronache raccontano che sposa Giovanni Plateario un medico suo maestro e imposto dai genitori. Con lui ha due figli che proseguiranno la pratica medica.
Di lei racconta lo scrittore inglese Geoffrey Chaucer nei Racconti di Canterbury. Le analisi letterarie la individuano nella Storia della donna di Bath (1).
Si racconta che la sua morte sia avvenuta nel 1097. La sua fama fu tale che il suo funerale fu seguito da settemila persone, con una coda di alcuni chilometri.
Aggiornato il 28 febbraio 2025 alle ore 13:21