
Oggi il Piper festeggia i suoi primi sessant’anni. Il club viene inaugurato 17 febbraio 1965 in Via Tagliamento a Roma, all’entrata del lussuoso quartiere Coppedè. La scelta di un locale nello spazio di un garage è dei fondatori Alberigo Crocetta e Giancarlo Bornigia. Il club da allora rappresenta un fenomeno unico nella storia del costume del nostro Paese. Ed è quasi inevitabile la traiettoria che trasforma un luogo rivoluzionario in una fabbrica del ricordo: quelle canzoni che all’epoca sono la colonna sonora di un evento epocale come la scoperta del “giovane” e che impone il mondo beat, lo ye ye, nuovi balli, nuove mode, in breve l’universo giovanile per la prima volta completamente nuovo rispetto alle generazioni precedenti. A celebrare il Piper sarà una festa con i deejay storici del locale. L’orchestra di Alberto Laurenti suonerà i classici anni Sessanta, le ragazze saranno vestite con il look d’epoca. L’Italia ha alle spalle una grande storia del night club, forse poco raccontata nelle sue formidabili implicazioni, ma quanto a locali-laboratorio del nuovo, il Piper non ha confronti o paragoni.
O meglio il Piper degli anni Sessanta e Settanta perché la sua storia successiva è quella di un locale che ha goduto della meritata fama acquisita e che di fatto è vissuto tra serate come discoteca e concerti, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta: chi si occupa di musica da molti anni ricorda per esempio gli amici discografici che pregano di andare a sentire il concerto di una sconosciuta ragazza americana dal nome ingombrante: Madonna. Ma dalla sua apertura il Piper è per l’Italia esattamente quello che altri club sono stati per la Swingin’ London o per New York, San Francisco e Los Angeles: un luogo di incontro dove i nuovi giovani, “i capelloni”, lontani dai “matusa”, possono finalmente trovare un luogo dove ascoltare dal vivo i gruppi beat, dove i fan si dividono tra Equipe 84 e Rokes, i più famosi, insieme a Mal dei Primitives, di quella numerosa colonia di emigrati inglesi che non ce l’hanno fatta in Patria e hanno cercato e trovato fortuna e casa in Italia.
Felice eccezione Pick Whiters, batterista dei Primitives che dopo Mal torna a casa per entrare nei Dire Straits. Al Piper vanno tutti: da Alberto Moravia a Mario Schifano ai pischelli qualunque, l’unica regola è il look. Per le ragazze la minigonna è d’obbligo. C’è chi va dal sarto per farsi cucire i pantaloni giusti mettendosi i soldi da parte e chi le cose trendy se le compra a Carnaby Streets: poi ecco i Collettoni e le Collettine i ballerini di Rita Pavone di cui fanno parte Renato Zero e Loredana Bertè, e poi in sala domina la “ragazza del Piper”, Patty Pravo (nella foto). Ma c’è un mondo di personaggi importanti che ha vissuto il suo romanzo di formazione in quella sala. E poi i concerti, mitici, dei Pink Floyd, Procol Harum, iByrds, i primi gruppi del Progressive italiano, la rivalità con il Titan, il club più rock e alternativo, quello delle leggendarie jam session di Jimi Hendrix, dopo i concerti al Teatro Brancaccio.
Aggiornato il 17 febbraio 2025 alle ore 16:49