Come il bene e il quotidiano eroismo, così la guerra, il dolore, la paura, la bellezza, la speranza, tutto acquista un accento e un limite nuovo nello spettacolo teatrale Alcazar, scritto da Gianni Clementi, in scena dal 13 al 16 febbraio al Teatro Aniene di Roma. La sapiente regia di Renato Piva e la professionalità di un cast brillante accompagneranno lo spettatore in quel freddo inverno tra il 1943 e il 1944, sullo sfondo dei grandi avvenimenti storici che hanno segnato gli inizi del secolo scorso, quando un improvvisato impresario e capocomico, con la sua strampalata compagnia, ha l’ambizione di andare in scena a tutti i costi al famoso Alcazar, tempio d’oro del varietà. Così, durante le lunghe prove, che si svolgono in un rifugio antiaereo improvvisato a palcoscenico, ogni personaggio è portatore di una sua verità, magari inconciliabile con quella degli altri, poiché ha radice nei bisogni, nelle aspirazioni, nelle frustrazioni, nei sentimenti e nelle sofferenze individuali. I personaggi, insomma, sono persone vere, condannate a una sofferenza di cui non si vede una fine e che, verso quell’atmosfera cupa, permeata d’incertezza, cercano di opporsi con ogni mezzo utilizzando i propri sogni e le proprie aspirazioni.
Perché il teatro e l’arte in genere hanno una precisa missione: quella di continuare a esserci, anche esorcizzando i traumi bellici. Perché il teatro è vita e la vita continua anche dentro un rifugio! E se l’incertezza del futuro non lascia indietro nessuno (dallo stesso capocomico alla sua testarda figlia, dalle sue ballerine non più di primo pelo all’operaio che si improvvisa ballerino) è pur vero che dietro quei momenti di sarcasmo, che si ritrovano spesso in ogni battuta, il pubblico scoprirà una sconfinata pietà per la miseria umana e per la fatalità del dolore. In sostanza, il regista non si è limitato all’apparenza, ma ha voluto presentare la vita, l’uomo dentro sé stesso, i suoi drammi, le sue inquietudini, ma anche i suoi sogni e la sua determinazione. Lasciamoci, dunque, condurre in quel rifugio, ascoltiamo le parole appassionate, ambiziose, forti e dolci, spesso anche goliardiche, con cui confrontare le nostre speranze, i nostri desideri e le nostre delusioni di oggi.
Aggiornato il 03 febbraio 2025 alle ore 13:16