“I ragazzi irresistibili”: l’odio senza età

Viale del tramonto o trincea quarantennale di rancori infiniti tra due attori a riposo, come I ragazzi irresistibili di Neil Simon? La commedia omonima va in scena fino al 2 febbraio al Teatro Argentina di Roma, per la regia di Massimo Popolizio e l’interpretazione dei non più giovani attori veri, Franco Branciaroli (Willie Clark) e Umberto Orsini (Al Lewis). La storia è semplice e lineare, esattamente all’opposto dei caratteri dei due anziani protagonisti: dopo più di dieci anni di separazione del duo comico, noto all’epoca come i Sunshine Boys, Ben, il nipote di Willie, trova a entrambi una scrittura presso la Cbs per un remake una tantum della comicità vaudeville (tipologia di commedia brillante, basata sull’intrigo e la satira) della prima metà del secolo scorso. E da lì, iniziano complicazioni a non finire, soprattutto originate dal caratteraccio di Zio Willie che, come una moglie tradita, ha vissuto gli ultimi undici anni a odiare ogni giorno della sua vita l’ex partner, Al, i cui ricordi di scena e di vita gli risultano perennemente sgradevoli. Come quel dito puntato al petto di Willie da Al per ben 43 anni, fino a procuragli un vistoso livido sul torace, o la tendenza perfida del suo partner a pronunciare in modo fin troppo accentuato le “T” nella recitazione a distanza ravvicinata, per “sputargli addosso” letteralmente, così come più volte ribadito e raccontato a suo nipote Ben. Il tutto per dimostrargli che no, la cosa non si poteva proprio fare, alla luce di tutti quegli sgradevoli ricordi. Anche se, bisognava ammettere, che Al sulla scena si rivelava sempre un grande attore, in grado di cogliere con immediatezza e naturalezza le battute di Willie, per poi rilanciarle a sua volta su un pubblico plaudente e divertito.

Ora, poiché nessuno dei due vecchi attori se la passava bene, con Willie costretto ormai a una camera spoglia d’albergo, dopo aver usufruito per decenni di una grande suite nello stesso hotel, e con Al ormai condannato a vivere e coabitare con sua figlia, Ben sperava logicamente di aver fatto una cosa buona e giusta, trovando loro un’occasione, forse l’ultima e ben pagata, per tornare a lavorare assieme. Il problema, come sempre, sono le cose lasciate in sospeso, mai spiegate, volutamente o per caso, che nel caso di Willie è rappresentato dall’abbandono repentino delle scene da parte di Al, senza alcuna giustificazione. “Amputazione” artistica quest’ultima che lo ha costretto a rivedere tutto il repertorio comune, orfano della spalla fondamentale per creare la giusta atmosfera e far sorridere il pubblico. Così, tra mille discussioni, porte che non si aprono per un chiavistello apparentemente difettoso, ma in realtà reso tale dai vuoti senili di memoria di Willie, che insiste a tirarlo a sé invece di farlo scorrere lateralmente, finalmente, anche grazie alla mediazione della figlia di Al sull’altro versante, il fatidico incontro avviene nella stanza d’albergo di Willie, adibita a salotto/soggiorno e camera da letto. In questa ambientazione decisamente dismessa e un po’ squallida, simbolo quest’ultimo dell’inevitabile decadenza dell’immobile e delle vicende umane, laddove non c’è né l’amore di una donna, né il calore degli amici, entra in scena Al, con la sua voce stridula e l’attitudine dismessa, che contrasta del tutto con la postura ancora aggressiva di Willie e il tono potente della sua voce.

Ovviamente, lasciati soli a provare i due trovano il modo di dividersi e litigare immediatamente, solo perché Willie ha sostituito di sua iniziativa la battuta d’ingresso, in corrispondenza dell’entrata in scena di Al, con un “si accomodi”, invece che dire “avanti”. Contrasto che, malauguratamente, si ripeterà proprio durante le prove sul set, risultate perfette tra Willie e l’infermiera dello studio medico, dove le allusioni sessuali sono tanto esplicite quanto puramente voyeuriste, cariche di ironia allusiva, mentre le scene tra l’antico duo sono continuamente interrotte e frammezzate dalle loro polemiche di vecchie glorie isteriche, fino a procurare un inizio di infarto a Willie, immediatamente soccorso dal nipote. Così, al vecchio attore, ormai alle ultime battute della sua carriera, non resta che il pensionamento definitivo e la scelta se passare i suoi ultimi anni con la famiglia del nipote, sapendo di non sopportare i suoi pro nipotini, o andarsene in una casa di riposo per artisti in pensione.

Intanto, forte di una vita di avanspettacolo alla vaudeville, Willie se la deve vedere stavolta con un’infermiera vera, che lo assiste durante il giorno, sperimentando con lei un copione verista del tutto nuovo e originale. Poi, ci sono i fiori che gli invia un anonimo ammiratore (sì, Al, proprio lui, preoccupato per la salute dell’amico e vittima dei sensi di colpa per avergli procurato l’infarto), assieme a una scatola di cioccolatini che, però, essendo fuori dalla dieta di Willie, vengono molto apprezzati dalla sua sorvegliante. Come va a finire? Beh, che il caso della vita, molto più ironico di tutti noi, vedrà finalmente riuniti sotto lo stesso tetto, la casa di riposo, l’antico duo dei Sunshine Boys.

Aggiornato il 24 gennaio 2025 alle ore 18:54