David Lynch non c’è più. Ieri è scomparso a 78 anni uno degli ultimi maestri del cinema contemporaneo. Il regista, noto fumatore, aveva annunciato lo scorso anno di soffrire di una grave forma di enfisema. Per queste ragioni, non avrebbe più potuto dirigere film. Se Federico Fellini si vantava, con grande autoironia, di essere diventato un aggettivo: felliniano. Allo stesso modo, un aggettivo descrive al meglio il clima psicologico del cinema perturbante: lynchiano. Nella sua carriera, il regista firma dieci lungometraggi, alcuni dei quali sono riconosciuti come degli autentici capolavori: Eraserhead, The Elephant Man, Dune, Velluto blu (Blue Velvet), Cuore selvaggio (Wild at Heart), Fuoco cammina con me (Twin Peaks: Fire Walk with Me), Strade perdute (Lost Highway), Una storia vera (The Straight Story), Mulholland Drive, Inland Empire. Tra serie e film tivù cura cinque progetti televisivi: I segreti di Twin Peaks (Twin Peaks), American Chronicles, Un catastrofico successo (On the Air), Hotel Room. Gira anche due documentari: Where Are the Bananas? (2002) e Duran Duran: Unstaged (2011). David Lynch nel 2019 riceve l’Oscar onorario, nel 2006 il Leone d’oro alla carriera. Al Festival di Cannes, nel 1990 vince la Palma d’oro per Cuore selvaggio (basato sul romanzo omonimo di Barry Gifford) e nel 2001 ottiene il Premio per la Miglior regia per Mullholand Drive.
“C’è un grande vuoto nel mondo ora che non è più con noi. Ma come avrebbe detto: Punta gli occhi sulla ciambella e non sul buco in mezzo”, ha annunciato la famiglia su Facebook. Regista, sceneggiatore, produttore, musicista e artista visivo, David Lynch nasce a Missoula, nel Montana. Sposato quattro volte, negli anni Ottanta vive una relazione sentimentale con Isabella Rossellini. L’attrice recita in uno dei film più celebri del cineasta, il thriller psicologico Velluto Blu, del 1986. Tre volte candidato agli Oscar, Lynch è apprezzato per il suo peculiare stile cinematografico che fonde surrealismo, noir e simbolismo onirico. Considerato tra i più influenti maestri del cinema, viene spesso paragonato a Luis Buñuel, l’artefice più noto del cinema surrealista. Lynch è sempre stato un autore poliedrico. Nella fase iniziale dell’attività artistica dipinge e crea shot animati e live action, per poi farsi notare nel 1977 con Eraserhead, un film caratterizzato dall’umorismo nero, diventato presto un’opera di culto, amata nel circuito dei film di mezzanotte. Con The Elephant Man del 1980 (la storia della vita tragica di Joseph Merrick), viene candidato per la prima volta dall’Academy Award, mentre Mulholland Drive del 2001, è una lettera d’amore avvelenata a Hollywood che intreccia mistero e surrealismo. Negli anni Novanta torna alla ribalta per Twin Peaks, la serie rivoluzionaria che ridefinisce il genere televisivo con narrazioni enigmatiche e atmosfere inquietanti.
Lynch nel 2006 gira Inland Empire con Laura Dern, una delle sue attrici più iconiche. Di recente lavora Twin Peaks: The Return, un reboot in 18 puntate della serie originale, in onda nel 2017 su Showtime: vi figura Kyle MacLachlan, un altro dei suoi attori feticcio. Lo scorso agosto Lynch, che negli ultimi decenni pratica la meditazione trascendentale, annuncia la malattia alla rivista cinematografica britannica Sight and Sound. L’enfisema lo confina a casa. Il regista è incapace di muovere solo pochi passi prima di perdere il respiro. Tre anni fa il regista dice addio alle sigarette: “Il fumo è qualcosa che ho amato moltissimo, ma alla fine ha avuto la meglio. Era parte della mia vita artistica: l’odore del tabacco, accendere una sigaretta, poi tornare a guardare cosa avevi fatto, o a riflettere su varie cose. Niente al mondo è così bello, ma nel frattempo mi stava uccidendo”. Tornando a parlare con i fan su X, dopo che le sue frasi vengono riprese da varie pubblicazioni, Lynch precisa che, “enfisema a parte”, è “in ottima forma” e che non ha “assolutamente intenzione di andare in pensione”. Restano nel cassetto almeno due progetti: la sceneggiatura del film Antelope Don’t Run No More, apparentemente completata nel 2010, e la serie in 13 puntate su Netflix Wisteria/Unrecorded Night, che nel 2020 sembra nelle fasi iniziali di sviluppo.
Steven Spielberg che lo dirige in The Fabelmans, nel piccolo ruolo di John Ford, ne evoca non solo i film più famosi ma anche “la voce unica e originale”. Spielberg assegna a Lynch la parte del leggendario regista americano noto per i suoi classici western come Ombre rosse (Stagecoach) e Sentieri selvaggi (The Searchers). La scena in cui Lynch appare come attore è una delle più memorabili del film: Ford offre un consiglio al giovane protagonista, Sammy Fabelman (un alter ego di Spielberg) su come comporre una inquadratura cinematografica. “Ho imparato a conoscerlo dopo aver apprezzato Velluto blu, Mulholland Drive e The Elephant Man. Era uno dei miei eroi, e aveva la parte di uno dei miei eroi. Tutto questo era surreale, sembrava una scena di uno dei suoi film”. Ron Howard ricorda Lynch come “un uomo gentile e senza paura, che seguiva il cuore e l’anima e che ha dimostrato come la sperimentazione radicale potesse produrre un cinema indimenticabile”. Anche Isabella Rossellini si unisce al coro di cordoglio per la morte di David Lynch. “L’ho amato tantissimo. Grazie a tutti per i vostri cari messaggi”. In un post su Instagram, l’attrice condivide una foto in cui Lynch l’abbraccia mentre lei gli tiene la mano.
L’American Film Institute evoca gli inizi di Lynch come uno dei primi borsisti dell’istituzione che “aveva abitato nelle scuderie della Greystone Mansion durante le riprese del suo film di tesi Eraserhead”. Nei decenni, secondo l’Afi, l’impatto di David sul cinema si è dimostrato indelebile e ha sempre restituito quanto aveva ricevuto”. Anche la Mostra del cinema di Venezia ricorda David Lynch. “Uno dei registi che hanno maggiormente influenzato il cinema d’autore contemporaneo, grazie al suo stile personalissimo e visionario e alla costante ricerca dei limiti della forma cinematografica. La Biennale di Venezia è fiera di avergli attribuito nel 2006 il Leone d’oro alla carriera, la cui consegna è stata accompagnata dalla proiezione del suo ultimo capolavoro, Inland Empire”. Paramount+ e Pluto tv omaggiano David Lynch. Sulle due piattaforme tivù è possibile vedere e rivedere i capolavori del regista statunitense.
Aggiornato il 17 gennaio 2025 alle ore 19:31