Nel bel film Here di Robert Zemeckis (regista di Forrest Gump), in uscita nelle sale italiane dal 9 gennaio 2025, con protagonisti Tom Hanks e Robin Wright, l’Altrove è sempre “Qui” (Here, per l’appunto), il succedersi dei proprietari e delle famiglie che li accompagnano sintetizza tutte le vicende storiche del mondo di fuori, messe in scena in un’unica grande stanza. Che fa da corsia d’ospedale, luogo in successione e molti feed-back di feste in famiglia; lutti prematuri; storie di successo all’americana; e così via. Ambientato nell’unica grande stanza soggiorno, con una grande vetrata semi circolare che dà sull’esterno, la storia prende forma e ispirazione da una graphic novel di Richard McGuire, in cui tutti gli esterni sono incorniciati e limitati nella loro visuale dalla grande parete vetrata. Una scenografia molto intelligente e d’avanguardia ricostruisce gli eventi temporali attraverso cornici di varie forme, dinamiche e virtuali, che si compongono-scompongono negli interni del living, senza però mai sovrapporsi tra di loro.
Si crea così una cronologia molto affascinante, in cui originando dai vuoti e dai pieni le finestre virtuali arrivano in primo piano, o sono proiettati sullo sfondo, ora un mobilio, ora vari personaggi singoli e in compagnia, assemblando oggetti e soggetti che dialogano tra di loro in un sorprendente e inedito spazio-tempo. Così, un fazzoletto di giardino esterno viene trasformato e stravolto dal passaggio di giganteschi dinosauri, fino al disgelo dei ghiacci alla fine dell’era glaciale, lasciando spazio a un meraviglioso bosco dove milioni di anni dopo una bellissima, giovane coppia di indiani d’America sperimenterà tutte le gioie e i piaceri dell’amore e della nascita di un figlio, fino a che morte non avvenga. Allora, quello stesso giardino sarà definito come un luogo sacrale per la deposizione delle spoglie della matriarca, moglie del capo tribù.
Di converso a questo misticismo dei primi abitatori e padroni del luogo si contrappongono le stagioni dell’avvento e del tramonto inglorioso dell’avventura coloniale inglese, con la costruzione frontistante di una bellissima villa settecentesca, popolati di costumi e personaggi dell’epoca, compresa una banda di mariuoli che prende in giro un ex potente locale, nientemeno che il nipote di Benjamin Franklin! A seguire, da lì in poi, ha inizio la sagra di chi arriva e di chi parte; di chi ama e odia con tutte le sue forze quello spazio ampio e allo stesso tempo angusto, al cui interno fiorisce e sfiorisce la vita di tutti i giorni. I suoi interpreti continuano a meravigliarsi del trascorrere inesorabile del tempo che da giovani, belli e a appassionasti li rende vecchi, astenici e disillusi della vita. Con i figli che lasciano il nido per non farvi più ritorno. Le prime apparizioni di famigliole, risalgono al Primo Novecento, con un pilota avventuroso e temerario, appassionato di volo alla guida di un primitivo aereo dell’era moderna, che muore di spagnola, anziché in un più che ipotizzabile incidente aereo. Li seguono nei primi anni Quaranta della guerra una coppia scatenata di coniugi goderecci, che pongono il loro piacere al di sopra delle disgrazie belliche, con lui che gioca a fare l’inventore di successo, progettando la prima poltrona allungabile e pieghevole per ogni confort domestico.
A loro succedono poi la vera coppia progenitrice di una famiglia numerosa e confusionaria: i coniugi Al (Paul Bettany) e Rose (Kelly Reilly) Young, con lui reduce della Seconda guerra mondiale che, per vivere e mantenere la famiglia, è costretto a lavorare come rappresentante di commercio, mentre lei si occupa della casa e dei figli, così come faranno suo figlio Richard e sua moglie Margaret. Molto interessanti le tecniche digitali di ringiovanimento dei vari personaggi, con particolare riferimento alle varie stagioni di età di Richard Young (Tom Hanks) e di Margaret (Robin Wright), che raccontano una storia dolorosa di convivenza con i genitori di lui, che si consumano, si ammalano e muoiono sempre all’interno della casa, curati amorevolmente da Richard e Margaret, sposatisi giovanissimi e con un’unica figlia da crescere. Il tutto, rappresentato come un oceano delle passioni umane e dei vari livelli di buddità, in cui ciascun personaggio è ora carnefice, ora vittima delle circostanze e delle conflittualità familiari, in cui però Rose è il vero angelo della casa, amata e adorata da tutti.
Non mancano riferimenti molto concreti alla contemporaneità, con le sezioni spazio-temporali dedicate a una famiglia di colore che vive ai tempi del Covid e di George Floyd, ucciso proditoriamente durante un controllo di polizia. Contesto ottimale perché il padre del ragazzo, neopatentato, lo avverta con ampi dettagli di come deve comportarsi, in caso di un controllo casuale da parte della polizia, facendo attenzione a ogni suo minimo gesto per non destare sospetti nella pattuglia che lo controlla, a rischio della propria vita. Molto bello, appassionante ed emozionante è lo svolgersi nel tempo della relazione tra Richard e Margaret, compresa la separazione e il loro definitivo ritrovarsi nel pieno della malattia senile di lei.
Aggiornato il 03 gennaio 2025 alle ore 13:05