Ali Asgari usa la macchina da presa per indagare una silenziosa ribellione. Il regista iraniano (di studi italiani), firmando La bambina segreta (in persiano Tā fardā; in inglese Until Tomorrow), realizza un piccolo capolavoro di denuncia della condizione della donna nel suo Paese. Un personale J’accuse contro un’omologata e rassegnata società soggiogata da un sistema di potere repressivo. Il film, seppure sia stato presentato nella sezione Panorama al Festival di Berlino 2022, arriva nelle sale italiane il 19 settembre 2024, solo grazie alla distribuzione di Cineclub internazionale, due anni dopo l’assassinio di Mahsa Jina Amini, uccisa per aver rifiutato d’indossare il velo. Un fatto insopportabile che scatena l’indignazione e dà il via alla nascita del movimento di protesta “Donna, vita, libertà”. La bambina segreta, come le altre opere del cineasta 42enne, non ha mai avuto una distribuzione ufficiale in Iran. Vincitore del premio per il Miglior lungometraggio della dodicesima edizione del Vittoria Peace Film Festival, il film racconta la storia di Fereshteh (una sorprendente Sadaf Asgari), una giovane ragazza-madre che studia all’università e lavora in una tipografia di Teheran. I genitori non sanno che alleva una figlia illegittima di due mesi e, quando le comunicano che arriveranno nella capitale per visitare uno zio ricoverato in ospedale, Fereshteh farà di tutto per nascondere la bambina. Nel corso dell’affannosa peregrinazione per le vie di Teheran, alla disperata ricerca di qualcuno disposto a tenere la bambina per una notte, la giovane donna è aiutata dall’amica Atefeh (una tenace Ghazal Shojaei), compagna di studi. Purtroppo gli amici però si negano, il padre della neonata mostra assoluta noncuranza, la moglie di un amico rifiuta per ragioni di responsabilità legali. E, quando un’infermiera promette di tenere segretamente la bambina in ospedale, viene scoperta dal direttore del reparto.
Nel momento in cui i genitori arriveranno davanti alle scale del suo appartamento, Fereshteh dovrà prendere una decisione coraggiosa e indifferibile. Il viaggio simbolico assurge così a problematico racconto di formazione. Il film, dalla dichiarata struttura narrativa fiabesca, è scritto, come il celebrato Kafka a Teheran, dal regista insieme a Alireza Khatami. E ricorda gli esordi di un maestro del cinema iraniano come Jafar Panahi. L’omaggio ai bellissimi Il palloncino bianco e Lo specchio è del tutto evidente. D’altronde, La bambina nascosta è un’opera d’impianto dialogico come insegna la migliore tradizione realista iraniana. Tuttavia, alla matrice neorealista, Asgari preferisce una forma nuova, più contemporanea, denunciando, nonostante l’andamento rapsodico, la subalternità della donna in un sistema oppressivo come quello iraniano. Narrato nell’arco di alcune ore, dal pomeriggio alla sera, La bambina segreta mostra la disperazione di una madre orgogliosa. La macchina da presa del regista, memore del pedinamento zavattiniano, segue il cammino di Fereshteh e dell’amica Atefeh alla ricerca di un’inaspettata redenzione. Per raccontare le vicissitudini della giovane Mater dolorosa, il regista sposa il racconto del viaggio nella città. Una metropoli intrisa di patriarcato in cui convivono solitudine e indifferenza. Per fortuna, la solidarietà ha il volto dell’anziano autista di un’ambulanza. Tuttavia, Fereshteh è costretta a vivere nella bugia. Si nasconde dai vicini, e, soprattutto, dai genitori. La ragazza si confronta con la società iraniana. Un universo governato dall’autoritarismo degli uomini e dall’arretratezza culturale di numerose donne. Fereshteh non può chiedere i documenti per la figlia, in quanto illegittima, anche per la presenza inquietante della polizia segreta. D’altro canto, la dimensione religiosa è del tutto sottaciuta. Anche perché in Iran la religione è tutto. È ovunque. Per queste ragioni è presente anche quando non si vede.
Aggiornato il 13 dicembre 2024 alle ore 20:12