“Misurare il mondo e misurarlo con i libri” è il filo conduttore dell’edizione 2024 della Fiera nazionale della piccola e media editoria, Più libri più liberi, alla Nuvola di Roma. Nell’ambito della rassegna, il Comitato provinciale di Roma dell’Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia, la Società di Studi Fiumani e l’Associazione nazionale Dalmata, ospiti della Regione Lazio, hanno presentato dati e testi su una pagina di storia aperta agli studi. Come è cambiata la percezione degli italiani sul tema delle foibe e dell’esodo?
Sono trascorsi vent’anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo e il senatore di Fratelli d’Italia, Roberto Menia, nato a Pieve di Cadore, primo firmatario della Legge 92/2004 varata dal Governo Berlusconi nel 2004, seppure non presente per impegni, ha inviato un messaggio ampio e stimolante: “Fare memoria sul dramma di fiumani, istriani e dalmati nel secondo dopoguerra e sulla complessa vicenda del fronte orientale è fare verità e storia”.
Molto è cambiato in questi venti anni, soprattutto in virtù delle testimonianze dirette e dell’impegno delle associazioni che si battono per informare, rappresentare e portare nelle scuole conoscenza. Luigi di Gregorio, docente di comunicazione politica all’Università della Tuscia, ha spiegato secondo i dati statistici che nel ’96 solo il 15 per cento delle persone conosceva il termine foibe: “Il materiale c’era ma andava percepito e la percezione è un elemento fondamentale di codificazione della realtà. Nel 2022, l’85 per cento degli intervistati sa cosa si intende per esodo e foibe e oggi 3 italiani su 4 trovano giusta la Giornata del ricordo, che con le sue iniziative e rappresentazioni rivela i tormenti di connazionali che hanno pagato il loro essere italiani”.
Tuttavia, un dato deve far riflettere: “Il 60 per cento degli informati segnala l’esaurimento della fase acuta della politicizzazione”, ha detto il professor Luigi di Gregorio, collegando questo elemento al rigetto più ampio per le discussioni antitetiche e divisive. “Quella dell’esodo e delle foibe è storia patria a tutti gli effetti”.
Secondo i partecipanti all’incontro, moderato dalla giornalista Anna Laura Consalvi, grande merito va riconosciuto all’attività svolta dal Quirinale, istituzione impegnata “per tutti gli italiani” ed è stata ricordata l’azione dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi quando ripristinò la parata del 2 giugno, sospesa nel ’76, battendosi nel 2000 per la rivalutazione di simboli e cerimonie a cominciare dall’Inno di Mameli al concetto di Patria. “È stato un susseguirsi di tappe – ha osservato Donatella Schurzel, docente di Storia d’Europa all’Università La Sapienza, vicepresidente vicario dell’Anvgd e presidente del comitato romano – fino all’immagine emblematica del luglio 2020 quando il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha stretto la mano al Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor, a Trieste, davanti alla foiba di Basovizza. La storia non si cancella, la sofferenza sia patrimonio comune”.
Donatella Schurzel ha presentato la nuova edizione del volume, a cura di Giuliana Eufemia Budicin, “Osimo negli organi di stampa. La negazione nel 1974 e l’associazione nel 1994 della Slovenia all’Unione europea” (Casa Editrice Serena, Vitorchiano, 2024): “Questa seconda edizione, dopo il consenso della prima, offre una documentazione aggiornata sui testi della stampa nazionale sull’accordo siglato a Osimo, il 10 novembre 1975, tra i ministri degli Affari esteri di Jugoslavia e Italia in cui si fissarono i confini tra i due Paesi”. E insieme a tanti italiani insigni e firme del giornalismo, la professoressa Schurzel ha citato l’indimenticabile articolo di Indro Montanelli del 30 settembre 1975 dal titolo “Siamo tutti istriani”, quando la voce forte del fondatore de Il Giornale scosse le coscienze sul dramma delle foibe, che ancora scandalizzavano la sensibilità delle anime candide del Partito comunista.
Rimuovere le cancellazioni o il tentativo di alterazione dei fatti si fa con la cultura ed è per questo che le associazioni danno ampio mandato alle attività informative, come la Rivista Dalmatica diretta da Emanuele Marconi, che si fonde con l’impegno di testimoni come Carla Cace, figlia di Guido Cace, storica dell’arte e giornalista, che si batte per iniziative aperte al grande pubblico, come la mostra al Vittoriano di Roma, convegni e progetti.
Qual è ora il prossimo traguardo? “Sono maturi i tempi per un Museo del Ricordo – ha detto Marino Micich, direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume con sede nel quartiere romano giuliano-dalmata – E per la diffusione di materiale storico che porti alla conoscenza i valori, le storie individuali e le personalità di questa Italia”.
Più libri, più informazione, più libertà.
Aggiornato il 06 dicembre 2024 alle ore 20:59