Visioni. “Vita da Carlo”, il frammentario terzo capitolo della serie tivù

Vita da Carlo 3 è il discontinuo ritratto autoironico di un generoso uomo di spettacolo. La terza stagione della serie tivù creata da Carlo Verdone, dopo la presentazione all’ultima Festa del cinema di Roma, è visibile in streaming su Paramount+ dallo scorso 16 novembre. Il progetto, ancora una volta suddiviso in dieci episodi, è più strutturato rispetto alla prima e alla seconda stagione. Tuttavia, ancora una volta, l’inadeguatezza e il disincanto prendono il sopravvento sul divertimento. La scrittura, ambiziosamente cinefila e insieme incompiuta, è opera, oltre che di Verdone anche di Pasquale Plastino e Luca Mastrogiovanni, unita alla regia di Valerio Vestoso. Il cineasta, insieme agli autori, mostra una compiaciuta vena parodistica che omaggia il grande cinema d’autore internazionale, da Psycho di Alfred Hitchcock ad Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick.

Dopo la candidatura a sindaco di Roma e l’intenzione di girare il primo film drammatico della sua carriera, nel terzo capitolo della serie autobiografica, l’attore-regista romano si immagina, addirittura, alla direzione artistica del Festival di Sanremo. E, tenuto conto della sua riconosciuta competenza e smisurata passione per la musica, l’idea per quanto suggestiva, appare improbabile sin da subito. Carlo Verdone stanco del cinema, decide di dire addio al mondo dello spettacolo, esibendosi, per l’ultima volta a teatro, là dove tutto comincia all’inizio della sua carriera. Così decide di portare in scena una rilettura di Mamma Roma addio, un monologo dell’amato attore romano Remo Remotti. Poco dopo chiede alla sua agente di organizzare una conferenza stampa per annunciare il ritiro. Ma, con un tempismo perfetto, l’artista riceve una proposta sorprendente: una dirigente della televisione pubblica gli offre la direzione artistica del Festival di Sanremo. Dopo alcuni giorni di riflessione, decide di accettare. Ma l’impresa si rivela ardua. Anche perché la sua vita privata gli impedisce la necessaria concentrazione rispetto al nuovo gravoso impegno. Tra le velleitarie storie sentimentali dei figli, l’imbarazzante battesimo del nipote, l’inconfessabile segreto della collaboratrice domestica e vecchi amori che si rivelano inopportuni, l’esistenza di Verdone è un turbinio chiassoso e irrazionale.

La nuova stagione, insieme al protagonista, conferma un cast popolato da volti noti. Tutti diretti in maniera encomiabile. Monica Guerritore veste i panni dell’ex moglie Sandra; Caterina De Angelis è la figlia Maddalena; Antonio Bannò è il genero Chicco; Filippo Contri è il figlio Giovanni; Maria Paiato è la governante Annamaria; Stefania Rocca è la nuova fiamma Sofia. Tra i numerosi nuovi ingressi della terza stagione occorre menzionare le felici prove, più organiche alla narrazione, di Ema Stokholma e Maccio Capatonda. La conduttrice radiotelevisiva e il comico abruzzese interpretano se stessi, senza timore di mostrarsi in una versione simpaticamente delirante. Maha Musy è la dirigente Rai che propone a Carlo Verdone la direzione artistica del festival e Giovanni Esposito è Thomas Formica, l’impresario scelto come braccio destro e consulente per affrontare il festival. In brevi ma efficaci apparizioni si segnalano anche i musicisti Gianni Morandi, Zucchero, Nino D’Angelo, le conduttrici Betty Senatore e Serena Dandini.

L’idea di Verdone è firmare un’edizione di assoluta qualità della kermesse canora.  Per queste ragioni, si fa introdurre dal giornalista Roberto D’Agostino, fondatore di Dagospia, nei locali romani alla ricerca di nuovi talenti. Proprio nel corso delle peregrinazioni notturne la pittoresca coppia di amici s’imbatte in Lucio Corsi, raffinato cantautore toscano affascinato dal glam rock. D’altro canto, Verdone rifiuta, con malcelato imbarazzo, la canzone che Gianna Nannini ha composto per un giovane cantante. Tra i numerosi nuovi ingressi della terza stagione occorre menzionare due felici prove, organiche alla narrazione: l’interpretazione di Ema Stokholma, una fascinosa e cleptomane co-conduttrice del festival; la performance di Maccio Capatonda, un bizzarro vicino di casa di Verdone che soffre di doppia personalità. La presentatrice radiotelevisiva e il comico abruzzese interpretano se stessi, senza timore di mostrarsi in una versione simpaticamente delirante. Tra arresti, ludopatie e idiosincrasie nessuno è perfetto nella frenetica vita di Verdone. L’attore, per sua stessa ammissione, si lascia coinvolgere in qualsiasi progetto.

(*) La recensione della seconda stagione della serie tivù Vita da Carlo

Aggiornato il 29 novembre 2024 alle ore 18:42