Prima alla Scala: inaugurazione verdiana con “La forza del destino”

La Scala inaugura la stagione in tempo di guerra. Il titolo del 7 dicembre è La forza del destino di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave. Fra gli ospiti figurano protagonisti di questo titolo come José Carreras, Placido Domingo e Rania Kabaivanska. Mancherà, per impegni istituzionali, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nello spartito verdiano la guerra è filo rosso di una vicenda che si dipana per diversi anni. “Troppi anni”, ha sottolineato il direttore musicale Riccardo Chailly, che ha sfidato la nomea di sfortuna che aleggia intorno al titolo per mettere in scena l’edizione critica del 2005. Forse la nomea è nata per la trama, che ha l’avvio da un incidente sfortunato: don Alvaro si arrende al marchese di Calatrava che non vuole fugga con sua figlia Leonora, getta a terra la pistola ma parte un colpo che uccide il nobile.

Don Carlo, fratello di Leonora, promette vendetta, che cerca senza arrendersi nemmeno quando scopre che Alvaro è l’amico che gli ha salvato la vita in battaglia, nemmeno quando lo ritrova sacerdote. Leonora cerca espiazione diventando eremita e chiede, invano, pace. Il pubblico che vedrà l’opera in teatro, in tivù trasmessa in diretta da Rai Cultura su Rai 1, o nei 37 luoghi di Milano e dintorni, dal carcere di San Vittore all’aeroporto di Malpensa dove sarà proiettata, vedrà “un cast formidabile”, ha assicurato Chailly, con Anna Netrebko, ormai veterana delle prime del 7 dicembre, il baritono Ludovic Tézier come Don Carlo e come Alvaro il tenore Brian Jagde chiamato all’ultimo per sostituire Jonas Kaufmann, che ha dato forfait. “Auguratemi buona fortuna”, ha chiesto Netrebko parlando delle difficoltà del suo ruolo, soprattutto nell’inno religioso La Vergine degli angeli che deve eseguire “dopo due ore di urla e canto”.

Non certo una donna del XXI secolo Leonora, che decide di ritirarsi in convento, ha ammesso il soprano. Mentre don Carlo “è un personaggio tragico, razzista e maschilista, qualità che ci portano alla tragedia”, ha aggiunto Tézier. Il sovrintendente Dominique Meyer, alla sua ultima inaugurazione, commenta con commozione. “Abbiamo l’idea naif che l’umanità faccia progressi e quest’opera mette il dito nella piaga sul fatto che l’umanità poi non fa tanti programmi ma è sempre la stessa. Il 7 dicembre – afferma – sarà un momento forte e spero che lascerà una bella traccia nella storia del teatro”. Per rappresentare questa universalità il regista Leo Muscato – insieme alla scenografa Federica Parolini e alla costumista Silvia Aymonino – ha ambientato ogni atto in un periodo (e in una guerra) diverso, partendo dal 1700 ai giorni nostri. Nel libretto “la storia ha una sua frammentazione e avviene con anni di divario. È molto articolato, ma in fondo c’è il paesaggio della guerra”, ha spiegato.

Aggiornato il 28 novembre 2024 alle ore 08:33