“Giurato numero 2”, il 40° film di Clint Eastwood

Arriva in sala domani l’ultimo film di Clint Eastwood. Il cineasta statunitense a 94 anni dirige il suo quarantesimo lungometraggio, Giurato numero 2. Nella sua carriera ha vinto 5 Oscar: due come miglior produttore, due come miglior regista: nel 1993 per Gli spietati e nel 2005 per Million Dollar Baby e una statuetta alla memoria Irving G. Thalberg. Giurato numero 2 è un’opera intrisa di colpa e giustizia. Il film, distribuito da Warner Bros., racconta una storia assurda quanto credibile e vera. Quella di un ex alcolista redento Justin Kemp (Nicholas Hoult), sposato, con tanto di moglie incinta (Zoey Deutch), chiamato in tribunale come giurato per un caso di omicidio. Il caso è apparentemente semplice: una giovane donna di nome Kendall Carter, dopo aver litigato in un bar con il suo fidanzato, è andata via ubriaca a piedi sotto la pioggia ed è stata ritrovata morta sotto un ponte. Il fidanzato, James Sythe (Gabriel Basso), che è stato visto litigare nel parcheggio del locale, non è proprio un tipo a posto, ha precedenti di violenza e percosse e viene così arrestato e accusato di averla uccisa dopo la lite. Ma Justin vive una crisi morale perché sa che Sythe è innocente.

Per lui c’è una sola strada da percorrere: gettare tra i giurati il proverbiale “legittimo dubbio” sul caso. Nel frattempo l’avvocata dell’accusa, Faith Killebrew (Toni Colette), è troppo presa dalla sua campagna elettorale a procuratore distrettuale per non chiudere un occhio e cercare di far condannare Sythe. Justin, divorato da sensi di colpa, cerca di convincere gli altri undici giurati dell’innocenza dell’accusato moltiplicando così all’infinito le sedute della giuria nella prospettiva di raggiungere prima o poi la maggioranza. Il thriller psicologico dall’impianto classico ricorda il magistrale La parola ai giurati di Sidney Lumet. “Jonathan Abrams aveva scritto una buona sceneggiatura”, dice Eastwood.

“È poi davvero intrigante quando uno scrittore pone un personaggio di fronte a un dilemma morale da vivere in un’aula di tribunale, è qualcosa in cui tutti possiamo immaginarci in qualche modo. Ho pensato che fosse una storia forte e che sarebbe stata un buon film”. Perché il pubblico dovrebbe vedere Giurato numero 2? “Penso che alle persone piacerà”, sottolinea il regista. “È un film che vorrei vedere perché guarda con attenzione alla zona grigia, a tutto ciò che accade tra il bianco e il nero della vita quotidiana, e si spera, infine, che vi faccia pensare a cosa fareste voi in quella situazione”.

Aggiornato il 13 novembre 2024 alle ore 16:57