Riscoperto un valzer di Chopin

Classicamente #1

Quando pensiamo ai brani che costituiscono il patrimonio a cui siamo soliti riferirci con il termine ombrello di musica classica, ci viene in mente un tesoro nato in epoche remote. Un monumento che qualcuno ascolta estasiato, che altri provano a interpretare con le proprie mani, che altri ancora non riescono ad apprezzare fino in fondo. A prescindere dai gusti personali, però, è opinione diffusa che la musica classica rappresenti una parentesi artistica cronologicamente compiuta, ben definita, con una cesura netta tra il passato e il presente. Si crede che tutto il repertorio sia stato scoperto illo tempore e che gli spartiti dei grandi compositori non possano riservarci ignote, affascinanti melodie capaci di trasportare altrove la nostra anima.

In realtà, la musica del cosiddetto periodo d’oro (dai madrigali del Rinascimento all’ideazione della dodecafonia) può essere paragonata a un iceberg. Siamo in grado di conoscerne la sommità, ma molti capolavori rimangono inesplorati negli abissi della storia, in attesa di essere riportati alla luce. Una recente notizia conferma questa tesi e permette di cambiare la nostra percezione del fenomeno musicale.

Qualche giorno fa un curatore della Morgan Library and Museum di New York, Robinson McClellan, stava osservando i cimeli di una cassaforte e si è imbattuto per caso in una partitura inedita di Fryderyk Chopin. Incredulo per questo sensazionale ritrovamento, McClellan ha avvisato subito il collega Jeffrey Kallberg, musicologo dell’Università della Pennsylvania specializzato nella produzione del compositore polacco. Dopo un’accurata analisi della carta e dell’inchiostro, gli esperti hanno concluso che si tratta di un valzer di Chopin scritto tra il 1830 e il 1835, epoca in cui il poeta del pianoforte era un ventenne. Pur essendo una composizione completa, il valzer dura circa 80 secondi, presenta solo 48 battute ed è strutturato in forma bipartita (tema e successiva ricapitolazione). È probabile che il giovane musicista volesse abbozzare in modo estemporaneo una cellula melodica, senza cimentarsi nella creazione di un brano particolarmente impegnativo.

Oltre alle evidenze di carattere materiale, ci sono vari elementi che consentono di attribuire con certezza il valzer a Chopin. Innanzitutto, l’uso del la minore: è una tonalità che ricorre spesso nella produzione chopiniana e rievoca un’atmosfera malinconica, struggente, infelice. Il breve componimento pianistico suggella lo spirito del romanticismo ed esprime l’irrequietezza che contraddistingue la sensibilità dello Sturm und Drang. Ma, invece di proiettare il coinvolgimento emotivo attraverso lo sfoggio di un virtuosismo pirotecnico, questo brano predilige il tormento interiore dell’artista e lo smorza delicatamente grazie al suo gusto salottiero. In secondo luogo, dobbiamo osservare le indicazioni dinamiche: il valzer comprende un triplo forte (fff) che poteva essere eseguito nei pianoforti del primo Ottocento e negli esemplari successivi.

Terzo: esistono delle analogie tra il brano recentemente scoperto e le altre composizioni appartenenti al genere del valzer (così come ai generi musicali affini). Viene spontaneo il raffronto con il celebre valzer postumo nella stessa tonalità, ma anche le 58 mazurke ci restituiscono un’impressione apparentemente simile. Tuttavia, se nel valzer i temi melodici e l’andamento ritmico sono distribuiti secondo una struttura rigidamente predeterminata, le mazurke offrono la perfetta simbiosi tra la nobilità della danza e l’estro compositivo. È proprio in queste perle per pianoforte che Chopin ebbe l’opportunità di articolare liberamente la sua ispirazione, facendo riecheggiare i motivi del folklore polacco – caratterizzati, a dire il vero, da una purezza melodica che è debitrice del Belcanto italiano.

A poche ore dalla pubblicazione della notizia, il New York Times ha twittato la performance del pianista cinese Lang Lang alla Steinway Hall di Manhattan, rendendo il brano accessibile a tutti gli amanti della musica classica. Vi proponiamo, quindi, l’interpretazione della piccola gemma di Chopin appena scoperta. Buon ascolto.

Aggiornato il 18 novembre 2024 alle ore 13:44