La debolezza della ragione

Oggi si tende ad attribuire ad ogni fenomeno una spiegazione scientifica e razionale. Questa la hybris del tempo attuale che pensa di poter dare per ogni fenomeno una risposta a misura d’uomo, nella manifestazione evidente di un antropocentrismo che tutto misura e controlla. Ma osservando purtroppo il tasso di miserie umane e insoddisfazione che contraddistingue il nostro tempo, come in realtà ogni epoca storica ovviamente in altre forme e in altri modi, nel segno della evidente fragilità del bene umano, bisogna ammettere che l’uomo non è onnipotente e non può dare ad ogni fenomeno naturale o sociale una spiegazione centrata sul modo di vivere umano.

Evidentemente oggi questa crisi della conoscenza inerisce anche la realtà religiosa e spirituale. In particolare le discipline psicologiche che muovono dalla psicoanalisi e dunque dall’opera di Freud, pur essendosene in apparenza distanziate ma rimanendo nella sostanza un freudismo riletto, si sforzano di dare una risposta ai misteri della religione, del mito e della spiritualità facendo esclusivo riferimento a coordinate teoriche affini alla psicoanalisi e ai suoi derivati; occorre dunque ricordare che la psicoanalisi freudiana è una disciplina profondamente vincolata sui momenti diacronici dell’esperienza umana, partendo dagli anni dell’infanzia e seguendo le vicende della vita nelle sue poliedriche stagioni.

Di fronte a questa lettura psicoanalitica di ogni fenomeno religioso, mistico, spirituale ma anche culturale, di cui il nostro tempo è imbevuto, si vede tutta la secolarizzazione della conoscenza e la centralità dell’esperienza umana in ogni spiegazione scientifica razionale. Il rischio però è che questa eccessiva fiducia nell’antropocentrismo sia mal riposta e che non tutto ciò che si spiega in chiave psicologica o psicoanalitica nel dominio spirituale o anche reale sia accettabile.

L’evidente hybris della psicologia moderna è segnata in questa autoreferenza della ragione e nel progetto freudiano di andare a bonificare le ragioni dell’inconscio come le paludi d’Olanda. Tuttavia, bisognerebbe rileggere alcuni passi della filosofia di Locke e di Hume e andare a riscoprire la debolezza della ragione, che possiede alcuni limiti e non è capace di spiegare ogni cosa. Forse un atteggiamento maggiormente kantiano e meno freudiano a livello epistemologico, andando a riprendere alcuni dei motivi della teoria della conoscenza classica, potrebbero determinare la fine della tracotanza dell’autosapere umanamente centrato attuale − del resto anche Freud parlava del fatto che l’uomo deve maturare quella facoltà che avevano gli antichi di far fronte ai mali dell’esistenza, anche quegli più tragici − e paradossalmente un riavvicinamento della conoscenza a un sentire più vicino ai bisogni e alle necessità umane.

Aggiornato il 30 ottobre 2024 alle ore 13:44