Pierre Bayard è uno scrittore e studioso di nicchia. Le sue ricerche mirano a infondere dubbi sulla veridicità e univocità del “reale”. Il presente testo è una prosecuzione ideale di due suoi precedenti lavori: Come parlare di un libro senza averlo mai letto e Come parlare di luoghi senza esserci mai stati.
Tra le righe di questo libro traspare la sua esperienza di psicanalista quando propone di riaffermare il primato della fantasia come strumento di interpretazione della cosiddetta realtà. Un libro che si oppone con decisione alle aride esplorazioni dei pedanti che da sempre tentano di eliminare l’apporto della fantasia e soprattutto dell’immaginazione nella ricerca umana durante la Storia. L’autore evidenzia che tutto ciò che esula dalla attenta descrizione della realtà viene spesso fatto passare per post-verità.
Nella prima parte del testo “Tipi di verità”, l’autore ci scrive che non esiste una sola verità.
Abbiamo la “verità soggettiva” che riflette una mitomania che si oppone ad una realtà spesso odiosa. È terreno di colture delle credenze umane e costituisce il passato di popoli interi. Poemi, epopee, saghe sono l’Alma Mater dei popoli.
Abbiamo la “verità letteraria” citando l’esempio della narrazione dello scrittore Steinbeck che fa visita a varie località dell’America profonda assieme al suo cane e con la disponibilità di viveri per il lungo viaggio. Il racconto è in gran parte opera di fantasia, regala un po’ di colore ad una vita media americana noiosa e appiattita (pagina 33). Un diario di viaggio nell’America degli anni Sessanta.
La falsificazione, verificata successivamente da un giornalista pignolo, non diminuisce l’armonia che genera (pagina 37). L’autore evidenzia che le critiche minuziose dei giornalisti non tengono conto della “verità letteraria”. In questo caso non c’è separazione fra verità dei fatti e verità letteraria perché avremo una narrazione del sentire.
Abbiamo la “verità storica” che l’autore ci spiega citando il dialogo fra il primo presidente americano George Washington e François-René de Chateaubriand, scrittore, politico e diplomatico francese, autore delle Memorie d’oltretomba. Anche nel caso del letterato francese, i fatti storici sono manipolati per attingere ad una verità superiore, all’essenza delle cose da un punto di vista panoramico che tralascia i dettagli tanto cari agli analisti minuziosi (pagina 54).
Abbiamo la “verità scientifica”. In questa parte del suo libro Freud ci racconta una cultura egizia immaginaria o evidenzia l’omosessualità di Leonardo Da Vinci che narra di un nibbio e non di un avvoltoio della narrazione di Freud. Egli sottolinea la fecondità dei falsi che sono il veicolo della affabulazione (pagina 66) che stimola l’immaginazione, la progettualità, le ipotesi di futuro. Per costruire una teoria nella sua fase esplicativa si ricorre alla compilazione di un racconto breve (exemplum) che ha lo scopo di offrire un modello di comportamento o di morale. Viene usato da Quintiliano e poi nel Medioevo (pagina 63). L’exemplum è molto diverso dall’esempio.
Nella seconda parte del testo Pierre Bayard ci descrive le “Situazioni del discorso”. Abbiamo un lungo racconto del viaggio in Asia scritto Saint-John Perse Nobel per la letteratura del 1960. Lo scenario è quello della rivoluzione maoista. Con la griglia minuziosa della elencazione dei fatti, si presentano numerose imprecisioni ma sbalordisce ancora oggi la notevole capacità dello scrittore ambasciatore in Cina di intuire quasi tutti gli sviluppi della rivoluzione. Una capacità totalmente assente in tutti i funzionari in servizio nella capitale cinese. Naturalmente non fu ascoltato, ma soprattutto, non fu compreso.
Le sue Lettere dall’Asia sono un capolavoro di narrazione, di racconto coinvolgente. L’opera è travolta dalle critiche esclusivamente notarili e pignole che non tengono in alcun conto delle capacità quasi divinatorie di Perse. Pignoleria tignosa contro ampiezza di vedute. La manipolazione e la scelta dei testi effettuata dallo scrittore hanno contribuito alla costruzione di una immagine di sé riunendo la vita pubblica e quella privata in un tutto inscindibile e grandioso.
La vita tempestosa di Anaïs Nin è un esempio di totale invenzione e modificazione dei fatti personali. Si tratta di una elaborazione si misura riportata nei suoi leggendari Diari. Un’operazione simile di quasi totale invenzione è praticata dalla saggista comunista Maria Antonietta Macciocchi che narra una Cina maoista perfetta, senza contraddizioni né miseria né problemi sociali. L’autrice riscuote un enorme successo ma poi viene seppellita da una ondata di critiche filologiche e documentali.
L’autore spiega che le persone hanno bisogno di credere. Nascono per questo motivo una infinità di “leggende metropolitane”. Le storie sono ingigantite e popolate da personaggi netti che rendono facile la comprensione degli eventi aumentando l’autostima dei lettori.
Chi ha compreso queste regole è riuscito ad esercitare una vasta manipolazione sulla popolazione per la realizzazione di controllo sociale. Abbiamo da quel momento la cosiddetta post-verità.
Un libro che fa riflettere perché offre punti di vista da angolature particolari. Un libro che fa capire anche tutto quello che sta accadendo oggi nel mondo dell’informazione.
Aggiornato il 28 ottobre 2024 alle ore 15:27