Un documentario omaggia l’impegno della fotografa Letizia Battaglia

Letizia Battaglia è stata una testimone del nostro tempo. La fotografa palermitana ha raccontato, attraverso i suoi scatti, la storia del nostro Paese. Sin dagli inizi della sua carriera è stata attiva contro la mafia e la criminalità. Le sue foto, diventate iconiche, narrano l’esistenza di una professionista innamorata della libertà, che ha mostrato, con i suoi ritratti, i crimini di Cosa nostra, ha denunciato la corruzione, reso visibili gli emarginati, colto la tenerezza dei bambini e la resilienza del corpo delle donne. Alla fotoreporter, scomparsa due anni fa all’età di 87 anni, è stato dedicato un documentario, Il mio nome è Battaglia, diretto dalla regista francese Cécile Allegra. Il film, presentato ieri, in anteprima assoluta, al Prix Italia, al Cinema Massimo di Torino, è prodotto da Zenit Arti Audiovisive e Nilaya Productions, in collaborazione con Rai Documentari, France Télévisions e Histoire Tv, con il sostegno di Centre national du cinéma et de l’image animée, ProcirepSociété des producteurs et de l’Angoa, Film Commission Torino PiemontePiemonte Doc Film Fund, MicMinistero della Cultura. Una delle foto più strazianti di Letizia Battaglia risale al 6 gennaio 1980. Ritrae l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sotto choc, che tiene tra le braccia il corpo esanime del fratello Piersanti, massacrato nella sua auto dalla mafia mentre era presidente della Regione Siciliana. Proprio per queste ragioni, la Rai ha deciso che il 6 gennaio prossimo sarà la data della messa in onda del documentario, in seconda serata su Rai 3.

Sposata a sedici anni, Letizia Battaglia si ritrova rinchiusa nel suo ruolo di donna e madre nella Sicilia patriarcale degli anni Sessanta. Dopo una grave depressione, scopre la psicoanalisi, divorzia e parte per Milano dove diventa fotogiornalista. Fotografa la rivolta dei movimenti studenteschi e la vita quotidiana degli emarginati. Nel 1974, viene richiamata in Sicilia dal giornale l’Ora. In quel periodo, nel clan dei Corleonesi, Toto Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella si combattono per la conquista del potere. Regolamenti di conti, corruzioni e traffici di droga fanno della Sicilia un territorio in guerra. Vive “in apnea”, macchina fotografica al collo, telefono collegato 24 ore su 24, sempre pronta a saltare sul suo scooter per coprire i crimini mafiosi. Donna in un ambiente di uomini, diventa una delle poche a passare i cordoni di sicurezza. Fotografa i morti, ma anche la quotidianità della malavita, le donne in lutto, i bambini con un destino fragile, un popolo divorato dalla povertà. Rende visibile l’invisibile, e rompe l’omertà. Dà un volto alle vittime, ma anche un volto ai criminali, e a coloro che li combattono. A partire dal 1987, si impegna in politica a fianco del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, per combattere la corruzione. All’inizio degli anni ‘90, comincia una dolorosa discesa agli inferi. Il giudice Giovanni Falcone viene assassinato. Il 19 luglio 1992, è sul posto quando il giudice Paolo Borsellino viene assassinato a sua volta. Si rifiuta di fotografare la scena. Traumatizzata, decide di non recarsi mai più sulle scene del crimine. Parte per un viaggio in Groenlandia per cercare di dimenticare il suo passato e i suoi “archivi di sangue” e di ritorno a Palermo fotografa solo i bambini e le donne, queste siciliane che, in prima linea nella lotta antimafia, rappresentano per lei una speranza di pace e giustizia.

“Ci tengo molto a dire – spiega Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari – che abbiamo scelto il giorno della morte di Piersanti Mattarella in maniera che possa essere anche un omaggio alla sua memoria. Su di lui fu realizzato un documentario parecchio tempo fa e sarebbe bello fare un nuovo approfondimento”. Zappi definisce Letizia Battaglia come “una donna appassionata, piena di entusiasmo e di speranze, che non ha mai smesso di combattere per le sue idee. È un personaggio di eccellenza il cui lavoro artistico e fotografico ha avuto un grande consenso, e la presenza dei colleghi di France Television lo testimonia. È il ritratto di una figura che ha contribuito in maniera sensibile al progresso civile del nostro Paese”.

Aggiornato il 02 ottobre 2024 alle ore 19:45