Spiegabile che si metta in abiti sgargianti la Filosofia e particolarmente la figlia prediletta, la virginea Matafisica. Individuo vivente e cosciente di vivere sorge in qualche uomo, dovrebbe sorgere in tutti, comunque non è un obbligo, la domanda ai limiti dell’incredibile: come esiste l’esistenza? Sarò esplicito reiterato, perché incredibilissimamente nessuno a mia conoscenza ha posto “questo” problema al modo detto: come mai esiste l’esistenza? Persino un filosofo degno come Leibniz pone un interrogativo vano: perché l’essere e non il nulla? Ormai l’essere esiste, dunque il problema è: come mai l’essere? Il curioso della faccenda è che si rendono i greci metafisici! Fallacissimo: per i greci non esiste una separazione tra natura ed “essere”, la natura, l’esistente è l’essere, infatti: se esiste è l’essere, se non esiste non è. Un “oltre” l’essere lo reputavano irrazionale, noi diremmo “schizofrenico”. Se mai cercarono di definire l’essere non la presunta e mal concepita origine dell’essere. Lo davano per “dato”, c’è. A mia conoscenza in qualche Inno o testo vedico appare, non decisamente, l’interrogativo sul come mai dell’essere, laddove poi Buddha irride Brama sulla esistenza della natura, gli elementi, ma sempre non pervenendo all’interrogativo che riannoto: come mai esiste l’essere? Con le religioni creazioniste, i greci ed i romani ma l’antichità fu immune da questa concezione sorprendente, si immaginò un Ente, chiamiamolo Dio, ma in varie denominazioni, che “fa” la natura. Separata da Lui. Come può Dio che sarebbe l’essere, ma dirò che Dio e l’essere sono contraddittori, a separarsi dalla natura è temerario. Se Dio è totalità come può non assommare la natura, uomo compreso? E se non lo assomma, è un Dio limitato? Un Dio circoscritto sarebbe una invenzione. Dicevo, Dio non è l’essere, l’essere non è individualizzabile, mentre Dio, nelle religioni, è a suo modo, Persona. Ma sia chiaro, le religioni hanno inventato la fede appunto per scavalcare queste discussioni. E la fede fa credere quanto non spieghiamo: credo quia absurdum. Poiché è assurdo non posso che credere. E non spiegare.
Ma la passione investigativa rende taluni uomini divoratori di conoscenza “matafisica”, identificando la metafisica con un non so che a fondamento dell’essere, o proprio l’essere, o un prima dell’essere, o un interrogario all’essere, “apertura”. Il termine “essere”, quasi come un ritorno a chi sa quale profondismi, dà l’impressione di scendere negli abissi senza maschera ad occhi spalancati. Abbiamo trascurato l’essere, dobbiamo interrogarci sull’essere, dobbiamo interrogare l’essere. Il XX secolo riscoprì l’interrogatorio all’essere, persino a che esisteva prima dell’essere, e taluno si consegnò la strabiliante scoperta che esisteva il nulla, come se il nulla può esistere! Se esiste non è il nulla. Profondismi, apparenza di intrigazioni ardimentose: essere, nulla, l’estremo, verbale, a parole. L’essere o preferirei definirli, gli esseri, non esistono come essere, esistono come gli esseri, l’essere è una astrazione concettuale, gli esseri stanno muti, ciechi, sordi, esistono e si tengono soltanto al loro esistere. Sono. Cercare sottofondi, antecedenti, ragioni, finalità, è caricare le cose di ornamenti che non sono delle cose ma attribuzioni.
Il cielo è il cielo, le tartarughe tartarughe, il ferro ferro, possiamo interrogarli. Non rispondono se non nel loro denudato: esisto. L’essere, gli esseri vanno condotti all’effettiva realtà, la semplice esistenza. Allora la metafisica è inconcepibile? All’opposto. L’unica metafisica sensata, realistica sta nella domanda di inizio: come mai esiste l’essere? Questa la domanda. C’è l’essere (gli esseri), ma ignoro come mai esiste l’esistenza. Non perché esiste l’esistenza, domanda impropria, ma: come mai. Dei pensatori, francesi in specie, si sforzarono di cogliere questa situazione, e concepirono il termine “assurdo”, la realtà è assurda. Non è così. L’assurdo suppone una situazione irregolare rispetto al non assurdo, i cavalli volano è assurdo. Ma la realtà non è assurda, dico l’essere della realtà non fatti specifici, è inspiegabile, c’è l’universo ma non comprendiamo come mai c’è evitando la stravaganza di considerare la particella come spiegazione, essendo la particella che esplode inspiegabile, come mai esiste la particella? In un mio libro: Oltre Dio. Metafisica del nulla, sostengo che il nulla non è la consueta esistenza del nulla, una contraddizione netta, ma il non saper comprendere, il nulla capire del come mai esiste l’esistenza e tuttavia, a differenza del malinconico e tragicamente soave Giacomo Leopardi, felicissimi di vivere pur sapendo che non comprendiamo e non comprenderemo come mai esiste quel che esiste. Il sommo paradosso specifico dell’uomo, aver l’inestimabile privilegio di capire di non capire. Una conquista verticale, anzi vertiginale.
Aggiornato il 08 agosto 2024 alle ore 14:21