Un matrimonio “sotto sequestro” è al centro di un ambizioso ma inconcludente film di produzione messicana. No negociable, distribuito sulla piattaforma Netflix dal 26 luglio, è una commedia d’azione velleitaria diretta dal 53enne regista argentino Juan Taratuto. Il protagonista della storia è Alan Bender (un nevrotico Mauricio Ochmann), un negoziatore impegnato per lavoro a trattare sequestri, che vive una profonda crisi con la moglie, Victoria (un’angosciata Tato Alexander). Le situazioni, intricate e pericolose, richiedono sempre la decisiva presenza di Bender. Per queste ragioni, l’uomo è costretto ad abbandonare spesso moglie e figlia in qualsiasi momento della giornata per svolgere il suo lavoro imprescindibile. Bender viene chiamato, persino, per trovare l’accordo con Vicente Zambrano (un melodrammatico Leonardo Ortizgris), il sequestratore del presidente messicano. Un politico invischiato in affari in odore di corruzione. Ma, ad aggravare una condizione già estrema, il criminale a capo del piano terroristico fa rapire anche Victoria. Per Bender è un’occasione irrinunciabile. La negoziazione può concedergli l’opportunità di salvare, non solo il politico più importante della nazione, ma anche il suo matrimonio ormai alla deriva. Tra poligrafi utili a svelare verità inconfessabili di una società malata a partire dai vertici a schede sd occultate in posti bizzarri, fino a quei luoghi comuni tipici del genere, da terapie di coppia scambiate per un palcoscenico parodistico a tradimenti veri o presunti e rapporti superficiali con i figli, il copione (addirittura, firmato da quattro autori: Julieta Steinberg, Joe Rendòn, Daniel Cùparo, Marcelo Birmajer) è un coacervo di umori e battute incongruenti pronunciate in circostanze paradossali. No negociable non offre neppure una sequenza degna di nota. Il lungometraggio è popolato da buone intenzioni umiliate da una messa in scena sbrigativa. I continui colpi di scena finiscono per mostrarsi eccessivamente prevedibili. È una grave colpa per un film che, sin dalla sua premessa drammatica, dichiara la propria appartenenza alla categoria del film di suspense.
Taratuto è interessato a trattare, con i toni della commedia alleniana, una crisi di coppia innervata da pretestuose striature politico-sociali. Ma la narrazione, dapprima accorta e quasi credibile, subisce delle forzature che la rendono altamente improbabile. Il passo tragicomico della vicenda vuole, con tutta evidenza, scimmiottare il cinema thriller statunitense come Il negoziatore (The Negotiator), diretto nel 1998 da Felix Gary Gray e interpretato da Kevin Spacey e Samuel L. Jackson. Ma la crasi risulta, infine, una miscellanea di stili diversi e incoerenti. Il cineasta argentino vorrebbe mettere in scena uno sguardo farsesco governato da un afflato leggero. Ma l’esito appare perlopiù confuso. Quel che è peggio è che il finale aperto, come molto cinema “seriale”, appare potenzialmente disponibile a ulteriori, innecessari, sequel. Purtroppo si tratta di una malìa che colpisce la maggior parte delle produzioni contemporanee. A maggior ragione quelle destinate direttamente allo streaming. No negociable può essere indubbiamente annoverato tra quei film di cui non resteranno tracce. Si tratta di un mero passatempo per uno spettatore distratto che cerca novanta minuti senza molti pensieri. È la classica operazione disimpegnata che alimenta la quantità del catalogo di Netflix a discapito della qualità.
Aggiornato il 03 agosto 2024 alle ore 17:13