L’Europa, o meglio il Parlamento europeo, con le sue leggi e le sue strutture non ha certo concesso grandi possibilità di movimento all’Italia. La nostra sovranità è pressoché zero ed esiste soltanto sulla carta. Tuttavia, qualcosa ai burocrati di Bruxelles è sfuggita. Ed è l’unico campo nel quale il nostro Paese conti ancora qualcosa e abbia potere: la cultura.
Ciononostante, nessun altro settore come quello culturale è negletto in Italia, secondario, di là dalle solite retoriche frasi sul “petrolio” e sull’arte, mentre c’è chi defeca sui nostri monumenti e non mi riferisco ai piccioni. Certamente le scelte operate da questo Governo su chi deve amministrare il nostro patrimonio culturale possono essere discusse e discutibili. Avevano di meglio? Secondo me sì, ma forse altri non sarebbero stati altrettanto utili a una politica di “basso profilo” volta a non agitare.
Eppure, l’arte e la cultura richiedono proprio questo: una forza d’animo, un coraggio non indifferente, affinché non si soccomba alle brutture del mondo. Si è scelto il “meno peggio” e non il meglio, perché il meglio è rischioso, difficile, a volte ingestibile. Peccato perché questo Governo, accusato d’essere “dittatoriale”, in realtà ha lasciato campo libero all’opposizione proprio nel settore dove ha più ampie possibilità di manovra, favorendo un gioco di difesa rispetto ad uno di attacco.
Vedo una premier, la nostra, culturalmente isolata, assente su tale argomento lasciato e delegato ad altri con risultati non eccelsi, mentre il mondo precipita ogni giorno di più nella follia d’una guerra possibile, nell’abbrutimento dell’ignoranza e nel personalismo più becero. Peccato, avremmo potuto fare di più e molto meglio, ricordando che nessuno Paese al mondo, come e più del nostro, ha creato Arte, Civiltà, Bellezza, e Sapere. Tutte quelle parole che solitamente chiamiamo Cultura.
Aggiornato il 19 luglio 2024 alle ore 09:44