Espressione, non soltanto comunicazione

La cronaca è scarsamente significativa, collocata opportunamente rivela. Casi, in apparenza e realmente distanziati, irrelati, invece dimostrativi se posti nell’insieme. Ai fatti. Un docente, Pontificio ateneo Sant’Anselmo, Roma, cattolico evidentemente, spregia la messa in lingua latina, assegnandole connotazioni di gruppi elitisti, al dunque reazionari. Coltiverebbero appassionamento per la messa in latino in quanto passatisti e frenatori dell’ammodernamento della Chiesa. Sembra che la possibilità di celebrare la messa in latino verrà presto negata alla radice. Il docente, Andrea Grillo erra, non percepisce. Di reazionari ve ne sono con messa in latino, in cinese, in dialetto, di progressisti il medesimo. Non sono cattolico. Mi è oscuro progressismo o retrivismo nel cattolicesimo se neghiamo o manteniamo la lingua latina nella messa, facoltativamente. Preciso: per evitare elitismi, aristocraticismi, antidemocraticismi. Coerenza vorrebbe che tutta la cultura cattolica di millenni sparisse. I testi teologici fino ai secoli moderni furono scritti in latino, la musica sacra è in latino. Che ne pensa il Grillo? Spazziamo? E la pittura “aristocraticissima” di Giotto, Duccio di Buoninsegna, Piero della Francesca, Raffaello Sanzio, Beato Angelico, Leonardo da Vinci, Caravaggio, la sostituiamo con fumetti alla portata del signor Qualunque? Credere che il progresso stia nella degradazione qualitativa alla portata del gran numero è la via sovrana del nichilismo. Se il progressismo ha di suo l’abolizione della messa in latino, e per coerenza la negazione dell’intera civiltà trascorsa, il progressismo è un orrore all’interno di un errore. La messa in latino non è né progressista né retriva, è bella, esteticamente espressiva: è arte. Solo degli individui privati della ricezione espressiva, anestetizzati all’arte, al sentire le parole nella loro formulazione sensibilizzante non solo comunicativa, maledizione del nostro tempo, possono accantonare la messa in latino. Secoli di perfezionamento linguistico hanno raggiunto espressività poetica immedesimativa inesistentissima nelle lingue odierne. La gente non capisce il latino? Si diano fogli di traduzione! Introibo ad altare dei, Ad Deum qui laetificat juventutem meam. Confrontiamola alla lingua italiana: Salirò all’altare di Dio che rende lieta la mia giovinezza. Da tapparsi naso e orecchie. Il sacro non deve manifestarsi come una pacca sulle spalle, un buffetto sul mento! Adeguarsi al basso non è progressismo, è regressione demagogica. Venire incontro al nessuno, e se ritenere che questo sia disprezzo, vero è l’opposto. Spregia chi ritiene gli altri incapaci di sollevarsi. Abbracciare la svalutazione. Il latino va mantenuto perché è espressivo, solenne, degno della sacralità. Ma è concepibile che si creda progressista quanto abbassa! Possibile che voler mantenere il livello venga considerato conventicola retriva, voglia di sottomissione? Identificare la qualità con il dominio è la morte delle civiltà. Comunque, io alla messa in italiano non andrò. E preciso: la ascoltavo da non cattolico, in latino, talvolta, per quanto attraeva! E aggiungo: se vietano la messa in latino del tutto la Chiesa Cattolica errerà di schianto. Non conquisterà fedeli e perderà i fedeli culturali. La Chiesa Cattolica è una religione e anche una costola pulsante dell’intera vicenda dell’uomo sulla terra. Presso che l’intera vicenda cattolica viene dichiarata in latino. Ma con quale ferinità trasandata si impedirebbe il Rosario? Un gruppetto, sera, ombre, donne soprattutto, una dice: Virgo Veneranda, e le altre insieme: Ora pro nobis. E tante caratteristiche denotative di Maria, e il gruppetto a dire: Ora pro nobis. Oltrepassiamo la religione. È la nostra civiltà. Janua Coeli resa Porta del cielo! Una lingua comunicativa inespressiva invece di una lingua degna, in piedi, sonante. O il Rosario non sarebbe conventicolare?

Ma l’antiumanesimo odierno dilaga e viene percepito timorosamente perfino dagli scienziati. Nel testo: “Oltre l’invisibile. Dove scienza e spiritualità si uniscono”, Mondadori, Federico Faggin, inventivo creatore dei microprocessori, a parte qualche stranezza come il concepire la coscienza avanti l’esistenza (la Coscienza sarebbe Dio prima della creazione? Chiariamo, su questioni essenziali occorre evidenziare): oltre a ricorrere alla quantistica nel terreno esistenziale, il che non convince; oltre a porre l’individuo nel tutto, il che non deve falsare che l’individuo è individuo; ebbene, sono scorie, Faggin coglie un punto da fermare: stiamo perdendo l’uomo come entità di un io senziente come io. Esattissimo. E aggiunge bene: un uomo che insegue la razionalità geometrica delle macchine verrà superato dalle macchine. Quindi è in altro che l’uomo deve consistere, il sentire esistenziale dell’Io. così.

Tra qualche decennio c’è da supporre che compiremo la fusione nucleare. La Cina sembra al punto di un quasi raggiungimento, ma accadrà anche per altri; l’Intelligenza artificiale sostituirà non soltanto il lavoro ma la mente dell’uomo. Occorre salvare l’uomo umano. Oceani di cultura umanistica. Reinteriorizzare l’uomo. E aggiungiamo al latino, il greco! Pochi, molti? Ma che domande! Per salvare la civiltà! Bisogna riconoscere che occorre un coraggio cannibalesco per vietare magari il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart o di Giuseppe Verdi in quanto con testi latini! La missa solemnis di Ludwig van Beethoven, in latino, ma è una foresta equatoriale: la musica sacra. Hanno pensato a questo effetto perverso? Bastano chitarre e canzoni di borgata? O il latino cantato non è cospirativo? Vi è coscienza responsabile di quali colpi subisce chi crede ancora nell’Europa non soltanto in mescolanze private di sé stesse? Non è tradizionalismo, è civiltà nella propria millenaria perfezione qualitativa, non contro il futuro, ma non contro il passato! Espressione non soltanto comunicazione! La comunicazione inespressiva disindividualizza. E perché il futuro deve rinnegare il passato nobile?

Aggiornato il 02 luglio 2024 alle ore 10:49