C’è stato fin dall’inizio un filo conduttore nell’evoluzione artistica di Henri Matisse, nato il 31 dicembre 1869 in una cittadina del nord-est della Francia e considerato uno dei più noti artisti del XX secolo, che l’ha portato a ricercare equilibrio e purezza accompagnati dal desiderio di trasmettere gioia: “Creare è proprio dell’artista; dove non c’è creazione, l’arte non esiste”, ha scritto, sottolineando poi come “nel campo dell’arte, il creatore autentico non è solo un essere particolarmente dotato, è un uomo che ha saputo ordinare in vista del loro fine un insieme di attività, delle quali l’opera d’arte è il risultato finale”.
Passando da un linguaggio naturalistico a una pittura quasi astratta, egli è andato sempre alla ricerca di un’arte innovativa, frutto di ricerche sulle forme e sulla forza espressiva dei colori. Così traduce ciò che vede e sente, in un processo di stilizzazione decorativa, giungendo a un’essenzialità della forma pittorica. Ogni dipinto, composto unicamente di colore, non esprime necessariamente la verosimiglianza con la natura, ma riflette il suo sentire interiore. Il colore si svincola, quindi, dalla realtà che rappresenta ed esprime le sensazioni che l’artista prova di fronte all’oggetto che riproduce. È possibile così vedere un viso colorarsi di arancione o di verde e i capelli e gli alberi di giallo e di blu. Matisse dopo aver svolto un ruolo di spicco nell’ambito dell’espressionismo francese con il gruppo dei Fauves, continua il suo percorso artistico elaborando un proprio stile originale mirato a esprimere la positività del vivere.
Un tranquillo equilibrio trapela, quindi, nelle opere di maggiore successo quali le sue finestre aperte, che rivelano stupendi panorami, paesaggi marini inondati di sole, cieli di un azzurro profondo, tutti avvolti in un’atmosfera che toglie il respiro. E poi le odalische, languide e decorative, semplici forme bellissime, ritmiche che appagano gli occhi e lo sguardo. I tre colori primari regnano sovrani nella “Danza”: un bel blu per il cielo, un verde brillante per la terra e un vibrante vermiglio per i corpi. Il quadro trasmette il senso della danza, un girotondo di cinque persone, che riflette la vita umana e il senso di unione con gli altri e rimanda simbolicamente a un mondo aperto alla globalizzazione.
Si può così definire il suo stile orientato verso la bidimensionalità, che sacrifica al colore sia la tridimensionalità, sia la definizione dei dettagli. Il pittore usa colori primari stesi senza stemperatura tonale, in un insieme compositivo gioioso con un evidente gusto per il decorativismo. Nello stesso convivono due opposti impulsi che lo portano a ricercare da un lato l’essenzialità delle forme e dall’altro la decorazione sontuosa, atteggiamenti insiti nella natura umana che in qualche modo ne spiegano l’eterna lotta. Semplificazione ed eccessi, gli opposti che derivano dalla capacità di analisi e conoscenza di culture diverse. Infatti, lo affascinano le miniature persiane con i loro disegni vibranti, l’accostamento di colori primari, ma anche le sculture primitive con la loro semplificazione formale che rappresentano gli oggetti nella loro essenza. Una lunga strada, quella del suo percorso artistico, portata avanti seguendo molte vie, sempre però alla ricerca della verità nascosta sotto il velo delle apparenze.
Matisse, costantemente alla ricerca del nuovo, si è nutrito di simultaneità ricercando diverse influenze culturali, condizione basilare per lo sviluppo dell’arte, che ha bisogno sempre di nuovi stimoli per far nascere le sue forme. Il suo fare artistico è come una sorta di globalizzazione nell’arte, intesa come metodo, che insegna a cambiare, a non restare comodamente assiepati in un unico modello di vita. È importante, quindi, far circolare le informazioni per essere intercambiabili utilizzando nuovi linguaggi, fare le differenze e, perché no, cambiare il mondo. Pertanto, i linguaggi artistici possono essere un contributo unificante per la costruzione di un mondo dove identità e appartenenza producono curiosità e rispetto verso la diversità, incoraggiando la competitività e l’innovazione, liberandosi dalle incrostazioni del tempo per costruire nuove tracce e segni, e dare linfa vitale all’azione artistica e culturale.
Aggiornato il 25 giugno 2024 alle ore 09:29