La bellezza di un’esistenza ordinaria

Paul Auster, nel libro Baumgartner, racconta la perdita e il dolore. L’ultimo libro firmato dallo scrittore statunitense, prima della sua scomparsa avvenuta recentemente, è edito da Einaudi. Colpisce il lettore per i tanti temi che attraversano la narrazione: la solitudine inconsolabile dovuta alla perdita della persona amata, la difficoltà di comprendere il dolore umano e il tentativo di trovare un senso nella vita attraverso la riflessione filosofica e religiosa. Baumgartner è un anziano studioso di filosofia, che si trova da solo nella sua abitazione di Princeton nel New Jersey. Dopo la scomparsa della moglie Anna, travolta da un’onda imponente, Baumgartner è impegnato a scrivere un saggio sulle opere di Søren Kierkegaard. Mentre dal suo studio, situato in una villa elegante, scende le scale per recuperare un libro dalla sua biblioteca, deve aprire la porta di casa al letturista della azienda elettrica, incaricato di leggere il contatore della sua casa. Nel tentativo di raggiungere il seminterrato della sua villa, Baumgartner cade dalle scale e si procura una lesione al ginocchio. Il dolore che ne segue, lancinante e insopportabile, alleviato dal soccorso e dal conforto che riceve dal letturista, un estraneo, gli evoca la sindrome dell’arto mancante.

Infatti, questa è l’immagine che per analogia descrive ciò che ha provato quando gli dei, in modo improvviso, gli anno portato via Anna, la moglie poetessa e scrittrice. L’unica donna che aveva amato nella sua vita. Sicché Baumgartner ha avuto la netta sensazione che gli avessero strappato tutti e quattro gli arti. Oramai si considera un moncone umano, un mezzo uomo che è stato privato ingiustamente della metà di sé stesso. Prova un dolore così profondo ripensando al modo in cui Anna gli è stata portata via. Avverte un senso di colpa che gli provoca sofferenza e disperazione. Tuttavia, ricorda come invano nel lontano 2008 avesse tentato di distogliere Anna dal desiderio di andare verso il mare, visto che era agitato e mosso dal vento impetuoso, senza riuscirci. Sua moglie, geniale poetessa e traduttrice dallo spagnolo, era una donna libera e indipendente che amava fare ciò che voleva e non consentiva a nessuno di influenzare le sue scelte di vita. Quindi Baumgartner non si atteggia a vittima né si abbandona a lamenti, poiché è consapevole che la morte è l’approdo della vita, e che non si può sapere quando arrivi a spezzare il miracolo della vita umana.

Per questo cerca di superare il dolore atroce dovuto alla perdita della moglie trovando una ragione per continuare a vivere senza di lei. Con la mente che vaga ed evoca le immagini dei lunghi anni vissuti con Anna, fin dal primo incontro nel periodo degli studi universitari, ricorda il suono incalzante delle dita della compagna sulla macchina da scrivere, impegnata a creare le sue poesie e i suoi saggi e a realizzare le sue traduzioni. Per dare la possibilità agli studiosi di conoscere le opere letterarie meravigliose composte dalla moglie, Baumgartner aveva messo insieme una raccolta delle sue poesie migliori, ricavandone un libro notevole che aveva ottenuto giudizi lusinghieri dalla critica letteraria. Per lui, vivere è provare dolore, si era detto, e vivere temendo la presenza improvvisa del dolore comportava il rischio di rinunciare alla vita. Per questo era impegnato a comporre il suo saggio sull’arto fantasma, un modo per capire come le mappe cerebrali, i ricettori sensoriali e i circuiti neuronali traducono il dolore mentale nel linguaggio del corpo.

Infatti, in tal modo diviene possibile capire che la parte fantasma, svanita nel nulla e nel mistero, può essere fonte di un dolore atroce e inconsolabile. Baumgartner è autore di libri dedicati alla fenomenologia, con cui si è occupato di estetica, della politica e dell’angoscia esistenziale. Ha passato la sua vita nel regno della conoscenza, immerso fino alle ginocchia nelle profonde paludi ontologiche della percezione umana, per comprendere i meccanismi mentali della conoscenza della realtà e del mondo.  Adesso, a causa della sua sofferenza, ha scoperto la religione o ciò che può essere presa per religione da un uomo che non crede in niente e che, malgrado ciò, si pone le domande ultime sul significato di essere vivi. Pur sapendo che non sarà mai in grado di trovare delle risposte definitive intorno alle proprie inquietudini interiori. Per fortuna, dopo un lungo periodo di sofferenza, durato dieci anni, Baumgartner si innamora di una donna, Judith, studiosa e titolare di una cattedra di critica cinematografica, che gli ha permesso di tornare nelle stanze del passato senza essere paralizzato dal timore di rimanervi intrappolato. Judith era stata di una gentilezza incredibile e ammirevole nei primi mesi successivi alla tragedia. Lo aveva confortato con lunghe chiacchierate al telefono, visite improvvise, restituendo a Baumgartner il desiderio di ritornare alla vita.

Mentre compone un suo saggio intitolato Misteri al volante, basato sull’analogia stabilita da Aristotele tra la nave e il nocchiero, responsabile della sua direzione, e il rapporto tra il corpo e l’anima razionale che ne guida e ispira le scelte, Baumgartner esce dal suo studio e si reca nel giardino della sua villa, adagiandosi su una sedia a sdraio e lasciando vagare la mente. Si ricorda della distinzione tra la memoria breve e quella lunga e questo gli consente di evocare il passato remoto e la vita dei suoi genitori. Il padre nato a Varsavia nel 1905 e morto a Newark nel 1965, da giovane era stato attratto dai libri. Presto, rimasto orfano, il padre di Baumgartner si era dovuto occupare del suo negozio per abiti da sposa per signore altolocate. Prima della sua morte il padre aveva lasciato a Baumgartner una lettera, bella e ispirata, in cui gli parlava con accenti di grande finezza intellettuale della speranza di costruire ed edificare un mondo migliore, e più giusto, in modo che gli individui possano vivere da pari in una società che non sia governata né dalle leggi della giungla (il capitalismo), né da quelle atroci della tecnica (il marxismo), ma dalle leggi naturali che regolano il processo della creazione organica, capaci di dare vita a una nuova organizzazione chiamata confederalismo democratico. Anche la madre di Baumgartner, abbandonata quando era bambina, aveva sperimentato il dolore della perdita. Questo libro di Paul Auster contiene immagini indimenticabili sulla brevità della vita e sulla difficoltà di trovare il senso della vita. Un capolavoro letterario.

(*) Baumgartner di Paul Auster, Einaudi 2023, Collana Supercoralli, traduzione di Cristiana Mennella, 160 pagine, 17,50 euro

Aggiornato il 29 maggio 2024 alle ore 10:59