Cannes, applausi a “Parthenope” di Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino arriva a Cannes per la settima volta. Parthenope, il suo ultimo film, è l’unico lungometraggio italiano in concorso. L’opera ha ricevuto dieci minuti d’applausi, a notte fonda, al Grand Theatre Lumière. Abbracci e lacrime tra i protagonisti: il premio Oscar Gary Oldman, la giovane Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Luisa Ranieri, Isabella Ferrari, Beppe Lanzetta, Dario Aita e Daniele Rienzo. Il regista ha ringraziato il delegato generale del festival Thierry Frémaux. “Ringrazio Fremaux – ha detto – per avermi fatto cominciare qui vent’anni fa il mio viaggio nel cinema”, ha proseguito commosso, ricordando così il primo dei sette film presentati a Cannes: Le conseguenze dell’amore, con Toni Servillo. Alla prima mondiale del film erano presenti anche il giurato italiano di Cannes 2024 Pierfrancesco Favino e Sting con la moglie Trudie Styler, produttrice di un documentario su Napoli.

Il film segue anche idealmente È stata la mano di Dio per raccontare la storia di Parthenope. Dall’età “in cui si balla da soli, si è giovani e la verità non fa parte del tuo essere e non si ha niente a che fare con l’insincerità” all’età “della vita etica, della responsabilità in cui diventi quello che sei e speri ti piaccia come sei diventato e vivi se cerchi di stupirti di quello che fai”. Il regista ha spiegato che “non c’è nostalgia. Io la giovinezza felice l’ho solo sognata, non vissuta” e ora è diventata un film.

Parthenope è una donna ed è anche Napoli, la città di Sorrentino. “Non è una lettera d’amore, non le ho mai sapute scrivere ma un viaggio nel mistero di questa città indefinibile, teatralizzata, in cui tutto è recita”, dice il regista che racconta la storia di questa giovane che nasce nell’acqua del Golfo, a Palazzo Donn’Anna a Mergellina nel 1950 e con le sue esperienze anche estreme, profonde, vive momenti storici come la contestazione, il colera, il terremoto persino, immancabile, la città in festa per lo scudetto del Napoli. E nel mezzo ci sono l’armatore Achille Lauro il comandante, un personaggio che sembra evocare in misura grottesca Sophia Loren, un altro il cardinale di Napoli e un altro ancora il filosofo Gerardo Marotta. Dal disincanto della Grande bellezza al “grande incanto” di Parthenope nel primo film con protagonista una donna. In Parthenope c’è il dolore e la seduzione “mezzi di comunicazione veloce che permettono di saltare la forma che mettiamo in atto tutti i giorni e ci permettono di riuscire a dirci qualcosa di interessante”.

Frattanto, Christophe Honoré celebra il nostro Paese con Marcello mio, il film en travesti in cui la figlia di Mastroianni, Chiara, entra letteralmente nei panni del padre e in nome di lui cerca di fare pace con la propria identità, dando una risposta alla domanda tipica: “Ti senti più Mastroianni o Deneuve?”. È la madre Catherine, 80 anni, regina del cinema francese a dare le risposte più spiritose e anche commoventi nel film, abituata a gestire la presenza (e l’assenza) del grande attore.

Aggiornato il 22 maggio 2024 alle ore 16:56