Un libro che riesce a cogliere le implicazioni dei grandi mutamenti avvenuti nella storia è destinato a divenire un classico della storiografia. A questa categoria di opere storiche appartiene il libro dello storico Peter Brown, intitolato Il Mondo Tardo Antico da Marco Aurelio a Maometto (Einaudi, collana Piccola biblioteca).

In un periodo storico compreso tra il II secolo d.C. e il 665, Brown attraverso il suo libro mostra come i mutamenti sociali ed economici avvenuti nell’Impero romano d’Occidente si intrecciarono agli sviluppi religiosi. In una narrazione che combina in modo mirabile una scrupolosa documentazione storica con uno stile letterario che incanta il lettore, Brown racconta come si ridefinirono i confini del mondo classico dopo il  200. Tra il II e il III secolo d.C. si ebbe la sedimentazione e l’accumulo della cultura classica, che era destinata a divenire la base del Medioevo. Dione Cassio scrisse un’opera storica sull’Impero romano, sicché il mondo greco si impossessò dell’Impero romano. Nel 312 si ebbe la conversione di Costantino, un fatto che segnò la fine del mondo classico e l’inizio di una nuova era. Non esiste alcun motivo di stupirsi se i cristiani ed i pagani si interrogarono animosamente intorno al tema della vera educazione, Paideia, chiedendosi se fosse rappresentata dalla letteratura oppure dal cristianesimo. Sul piano filosofico, e questa è la parte più affascinante del libro, Brown commentando l’opera di Plotino, per spiegare come avvenne la fine del paganesimo e la diffusione del cristianesimo, ricorda che  durante la tarda antichità l’individuo avvertiva la sensazione di possedere un’energia divina nell’intimo della propria coscienza. Straordinarie le pagine del libro che dimostrano l’influenza che il pensiero di Plotino ebbe su Agostino d’Ippona, autore delle autobiografiche Confessioni, il primo autoritratto della letteratura occidentale. Agostino, leggendo il trattato di Plotino sulla bellezza, fu salvato dal rischio di aderire alle dottrine di Mani, pensatore gnostico, da cui derivò il manicheismo. L’abile organizzazione ecclesiastica nel corso del III secolo sfruttò abilmente le irrequietudini sociali, in riferimento al problema del male e dei demoni, per favorire la diffusione del cristianesimo.

Secondo Origine, pensatore nato ad Alessandria, in possesso di una profonda conoscenza dell’ellenismo, derivante dal pensiero di Socrate, Platone e Aristotele, la contemplazione razionale rendeva possibile afferrare l’intimo nesso tra i diversi livelli del mondo visibile e la sua origine nel mondo divino, per la sua intima essenza nascosto alle facoltà cognitive umane. Nel corso del IV  secolo d.C. apparvero i pensatori riconducibili all’apologetica cristiana, per i quali la saggezza della grande filosofia classica e il suo alto livello etico potevano essere difese dalla barbarie se corroborate dalla luce eterna della rivelazione cristiana. Dal 302 ebbe inizio la grande persecuzione contro i cristiani, che durò per oltre un decennio. Nel 476 il governo imperiale, la cui sede era stata trasferita a Ravenna, si estinse dopo avere perduto la gran parte dei propri territori. Nel libro viene ricordato che, quando Roma fu saccheggiata nel 410, a Costantinopoli furono decretati tre giorni di lutto. Teodosio II decise di cingere Costantinopoli con alte mura. Nel libro sono memorabili le pagine in cui viene proposto un ritratto dell’imperatore Giustiniano, cui si deve la prima codificazione del diritto. Con il Concilio di Calcedonia del 451 l’imperatore Marciano, con l’appoggio del vescovo di Roma Leone I, approfittò della posizione dei greci in campo teologico per assicurare a Costantinopoli il ruolo di città divina dentro l’ambito dell’Impero. In questi anni venne messa in discussione l’eresia di Ario, a proposito del rapporto esistente tra Cristo e Dio  Padre, specialmente durante il regno di Costanzo II a Bisanzio.

L’ascetismo legato al fenomeno del monachesimo era dovuto a un gruppo di uomini che si tormentavano nella desolazione del deserto, dichiarando di aver ricominciato la vita daccapo su basi spirituali estranee al mondo comune. I monaci furono un’esigua parte della popolazione nel corso del IV d.C.; malgrado ciò, con la loro vita consacrata all’ascetismo trasformarono il cristianesimo in una religione di massa. Alla fine del IV secolo d.C. i templi degli dei erano ancora in piedi nelle città e nelle campagne dell’Impero. Dopo l’epoca di Costantino, e la sua decisiva conversione, i templi vennero secolarizzati e visitati a lungo dagli uomini colti. Ciò che di sorprendente accadde nel III secolo d.C. fu lo sviluppo in Mesopotamia dell’Impero persiano. L’aspra lotta e la guerra che ne seguì tra l’imperatore di Bisanzio Eraclio e Cosroe II, re dei persiani, furono a lungo considerate come la grande guerra che segnò la storia di Bisanzio. Per questa ragione gli anni che vanno dal regno di Giustiniano a quello di Eraclio sono considerati dagli storici quelli in cui iniziò il mondo medievale.

Nel 610, Maometto ebbe delle visioni, che espresse in forma metrica, e che costituiscono la recitazione di una preghiera in favore di Allah. Per Peter Brown è facile rintracciare le fonti del pensiero di Maometto. Al di là di cosa pensasse della chiesa cristiana, il musulmano era tenuto a seguire le medesime norme spirituali e morali del cristiano e dell’ebreo per regolare il proprio comportamento e la propria condotta di vita. In Mesopotamia si ebbe la vittoria degli eserciti arabi. Il successo militare ottenuto dagli arabi creò in Medio Oriente un vuoto politico. Antiochia cadde  nel 677, Alessandria nel 624, Cartagine nel 698. L’autore si sofferma a lungo sulla caduta di Costantinopoli. Con la fondazione di Baghdad nel 726 si verificò la creazione del Califfato.

Quello di Peter Brown è un libro fondamentale per capire i cambiamenti che avvennero nella tarda antichità.

(*) Peter Brown, Il mondo tardo antico – da Marco Aurelio a Maometto, Einaudi, 240 pagine, 26 euro

Aggiornato il 08 maggio 2024 alle ore 09:29