Una proficua metodologia di ricerca storica in Atti del terzo Convegno nazionale di studi “La Grande guerra tra storia e mito”
La delegazione provinciale di Bari dell’Istituto nazionale per la Guardia d’onore alle reali tombe del Pantheon, retta dall’eminente studioso di storia e letteratura, Professor Luca Lombardi, collaboratore di diverse università europee, ricercatore numismatico e responsabile della casa editrice “Biblionumis Edizioni”, nonché Ispettore regionale per la Puglia, ha pubblicato, in elegante e pregevole fattura, il numero speciale 4-5 – gennaio 2024, 68 pagine – della Rivista periodica “In guardia”, Edizioni Ingort, (il direttore responsabile è lo stesso professor Lombardi), interamente dedicato al terzo Convegno nazionale di studi La Grande guerra tra storia e mito, organizzato dalla delegazione medesima, in occasione del 154° anniversario della nascita di Re Vittorio Emanuele III.
In apertura, il corposo articolo riassuntivo “Riflettori sulla Grande guerra” in ordine allo svolgimento dei lavori del Convegno, vista l’esigenza di fare il punto sullo stato degli studi storici in atto. Le analisi, infatti, tendono a proporre contenuti che hanno nella materia storiografica la loro dominante rilevanza, nonché a prospettare, in generale, le più efficaci direttive di ricerca storica legate al conflitto, anche e soprattutto come richiamo a una storicità a “maglie più larghe”, vale a dire oltre il tradizionale asse narrativo cronocentrico, fondato su una drammatizzazione temporale, spesso solo politico-militare.
Insomma, una storicizzazione di una sensibilità temporale a tutto campo, così come del resto emerge dalle relazioni prodotte dai conferenzieri del convegno – il presidente dell’Istituto, dottor Ugo D’Atri, lo scrivente, il professor Nicola Neri, il professor Nicola Bergamo, la dottoressa Maria Rosa Borraccino e lo stesso professor Luca Lombardi – e in toto riportate nel volume degli Atti, su cui sarebbe ozioso intrattenersi in questa sede, dato che tutte hanno teso a porre in evidenza, oltre ai consueti fattori politico-diplomatici e militari, anche elementi psicologici individuali e collettivi. Dando, in tal modo, rilievo a una dimensione umana più vasta e allargata rispetto alla stretta angolatura di un arroccamento storiografico squisitamente tecnico.
In siffatta ottica, appunto, il professor Lombardi, nelle sue pregnanti conclusioni, ha egregiamente posto in evidenza una tematica costante, quale elemento unificante dei diversi contributi nonché un potente fattore di coesione e di costruzione di una forte identità nazionale, vale a dire il Mito. Questo, pur dirozzato da possibili incrostazioni romantiche, fornisce una essenziale chiave di lettura dell’organizzazione di quel mondo storico in funzione di determinati interrogativi allora concretamente delineatisi. Un quadro psicologico di massa, dunque, che, senza scivolamenti retorici verso un dogma, qualifica virtuosamente le verità di fatto e di coscienza che hanno caratterizzato quel conflitto, identificato come la “Madre di tutte le guerre”, vale a dire elementi simbolici, eroici e mitici allo stesso tempo, come unitario mix aspirativo verso un “nuovo”: l’Uomo nuovo, appunto, teso alla costruzione dello “Stato nuovo” come processo di formazione di una “rivoluzionaria” coscienza politica in uno ad aneliti di grande potenza nel concerto europeo, peraltro rivenienti da lontano, ciò che la qualifica, senza raggiri retorici, come la “Quarta guerra d’Indipendenza”.
È proprio attraverso la sua omogeneità ideologica in chiave mitopoietica che vengono ad ampliarsi – senza soverchie forzature in direzione antropologica e sociologica, che condurrebbero solo a strutturalismi anemici di individualità, di dialettiche temporali e di logiche valoriali – le basi per una rigorosa esegesi a tutto campo, che, adeguando la decisione politica alle situazioni storiche, da cui del resto essa nasce, presuppone, secondo la pedagogia del metodo liberale, l’intelligibilità degli umani accadimenti e la responsabile determinazione dei singoli nella gestione della società; tutto ciò, a differenza del fideismo socio-escatologico, di derivazione marxista, come versione secolarizzata della soteriologia gnostica cristiana ed ebraica.
Cosicché, il professor Lombardi, partendo proprio dalla constatazione del significativo contributo del Mito della Grande guerra alla evoluzione nel corso del tempo degli studi scientifici in materia, una fase evolutiva tuttora in atto, si addentra in un sapiente excursus storiografico che prende in esame, seppur succintamente, i lavori di svariati autori – da John Keegan a Mario Isnenghi e Giorgio Rochat, da Lenin a Leopold von Ranke, da Fritz Fischer a Forcella e Alberto Monticone, da Paul Fussell ed Eric J. Leed ad Antonio Gibelli, da John Horne a Manon Pignot – per pervenire conclusivamente alla constatazione della complessità di quel conflitto, tale da renderlo un caso unico nell’ambito degli studi storici, come prospettiva epistemologica aderente ad una “verità di fatto”. Un prodotto “non intenzionale”, ma allo stesso tempo anche intenzionale, dell’azione degli individui.
Una “verità di fatto” che, pur non esaurendo la totalità dell’esperienza umana, si pone come oggetto di una storiografia a tutto campo, il cui orizzonte abilita uno spazio di investigazione più ampio e articolato, ponendo in tal modo le basi per una metodologia di ricerca storica da espletarsi in termini interattivi e multidisciplinari. Insomma, una proposta forte, quella del professore, per la definizione di una più aggiornata epistemologia delle scienze storico-sociali, da conformare anche e soprattutto al nostro caso di studio, mediante l’integrazione di discipline quali l’antropologia culturale, la sociologia, le scienze politiche e perfino quelle naturali, senza con ciò cadere in velleitari strutturalismi privi dell’elemento umano, marcatamente a carattere sociologico-quantitativo e presentista. In realtà, la Storia è un insidioso “campo minato” cosparso di troppi “cadaveri” epistemologici ed escatologici: è un tunnel di cui non si vede la luce!
Vale, a tal proposito, la lezione sull’antistoricismo di Friedrich August von Hayek: “Le “filosofie” o “teorie” della storia (o “teorie storiche”) sono diventate davvero il tratto caratterizzante, il “vizio prediletto” del XIX secolo. Da Hegel a Comte, e soprattutto da Marx, giù fino a Sombart a Spengler, queste false teorie sono riuscite ad imporsi come rappresentative delle scienze sociali e, propagandando la credenza che a un dato “sistema” debba succedere, per necessità storica, un nuovo e diverso sistema, hanno anche esercitato una profonda influenza sull’evoluzione sociale”.
Infatti, non è per l’appunto questo ciò che il professor Lombardi ci prospetta, bensì una ricerca storica scevra da ideologismi e volta ad un dialogo interdisciplinare, non di certo in chiave storicistico-deterministica bensì di sinergistica ricomposizione investigativa che, superando i tradizionali confini settorialistici, esplori la complessa realtà storica contemporanea in tutta la sua ricchezza di risorse e di opportunità. Onde poter costruire, o almeno tentare di costruire, su alcune certezze del passato adeguati diagrammi interpretativi e schemi di risposta ai pressanti interrogativi del presente, nella consapevolezza che l’ammaestramento della Storia si innesta in modo né pedantesco né deterministico nei punti forti della vicenda umana.
Una Storia, dunque, non di certo chiamata a scientificizzarsi attraverso una sostanziale abiura delle proprie coordinate spaziali-temporali, ma “soltanto” deputata a diventare, senza tentazioni storicistiche, una Storia a “n” dimensioni in un “mercato comune” delle scienze sociali. Una Storia che non vuole essere una piccola scienza del contingente, una histoire événementielle, così come definita da Francois Simiand.
Completa il volume degli Atti un vastissimo repertorio bibliografico sulla Grande guerra, assai utile per un’esegesi interpretativa di prim’ordine nell’ambito di un approccio multidisciplinare, per chiunque voglia accingersi a un esame approfondito e diversificato dei vari aspetti che hanno caratterizzato quel conflitto. In linea più generale, si tratta di un lavoro assolutamente originale che, prendendo in esame contributi di studio assai significativi, conduce direttamente a considerazioni finali di elevato spessore storico-critico e metodologico in ordine all’evento fondante per eccellenza della nostra identità nazionale.
Aggiornato il 04 maggio 2024 alle ore 11:31