La mostra di Sergio Premoli va in scena domani. La personale curata da Eva Bellini, intitolata Il circo della vita, si apre a Roma, alle ore 18, alla Galleria La Nuvola di Via Margutta. La mostra, in programma fino al 13 aprile, è aperta dal lunedì al sabato, dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 16.20 alle 19.30. Si tratta di un’esposizione, con il Patrocinio dell’Associazione artistico-culturale Eva - Energies of Visual Art e dell’Accademia internazionale di teatro di Roma, che assume molteplici valenze sul panorama attuale: storica, poiché si tratta di un autore noto a livello internazionale, legato sia agli artisti della Scuola di Piazza del Popolo, di cui la Galleria è portavoce, sia a quelli della Pop art americana, abbracciando le sperimentazioni creative di quegli anni. Vi è, inoltre, una rilevanza biografica, poiché quest’occasione documenta il ricongiungimento odierno dell’autore con il luogo da cui è originato il suo trascorso artistico: Via Margutta e lo studio che ha abitato per anni, prima del suo trasferimento negli Stati Uniti e poi in Svezia.
Infine, vi è una valenza legata a un’indagine critica, approfondita attraverso i testi della stessa Bellini, Dalmazio Frau e Alice Falsaperla, organizzatrice dell’evento. Come suggerisce il titolo della mostra, si tratta della prima esposizione negli spazi storici della Galleria di una delle produzioni più iconiche di Premoli, attraverso la quale l’autore ripercorre un tema a lui caro, come quello del Circo, che nasce dalla sua infanzia e sfocia nell’arte, addensandosi in icone rassicuranti e, al contempo, depositarie di inesorabile inquietudine. Racconta, infatti, l’artista: “Sono stato sempre affascinato dai clown, nei quali risiede uno dei più grandi poteri del Circo, proprio per la comunicazione diretta che riescono ad intessere con gli individui. Mi hanno trasformato perché, nascondendo un’identità, rivelano sempre un’altra verità”. Nelle notti e nei giorni che si rincorrono tra Roma e Los Angeles, l’artista sceglie, così, d’intervenire pittoricamente, sulle pagine del Financial Times. L’artista cela, sotto le fattezze di clown, le sagome degli uomini di potere, restituendoli irriconoscibili al pubblico. Questo personaggio, identificabile per il volto infarinato e l’abito a sbuffi, è “l’uomo sotto-sopra, l’avanti-indietro, il sì-e-no”. E, qui, nella poetica di Premoli, si approda a qualcosa di ulteriore, giocando una delle sfide centrali dell’uomo nel suo processo d’individuazione. L’azione pittorica dell’autore insiste sull’identità e volge all’alterazione di connotati e cromie, fin dal tempo dell’emblematica copertina che realizza per il film The Doors (1991), scritto e diretto da Oliver Stone. Se, ad un primo sguardo, si evince una satira mordace, in un secondo momento “iniziano ad affiorare i sentimenti più ilari fino all’emersione di quelli più inquieti, permeati dalle regole che tendono a inquadrare il sistema sociale e la nostra mente”. I Pagliacci di Premoli, appunti di un diario di vita, sono frammenti di un percorso che restituisce suggestioni e inscenano un ambiente espositivo in cui il visitatore è magicamente coinvolto, lasciandosi guidare alla ricerca di un significato che da individuale tende al collettivo. Oltre a questa selezione di opere su carta, sarà possibile ammirare in mostra, fino al 13 aprile, anche tre dipinti olio su tela dell’artista: Adamo, Eva e Ultima cena, anch’essi simboli di un racconto universale.
“Questi pagliacci, questi buffoni – scrive Dalmazio Frau – non sono né eterei né chiari. Sono esseri lugubri che vogliono apparire altro da quello che è la loro vera natura. Ingannevoli, votati al culto d’un unico dio di nome potere; e allora Sergio Premoli, che li ha conosciuti bene nella sua lunga e avventurosa vita, sa come trattare con loro senza che essi nulla possano su di lui. Li smaschera mascherandoli, perché sa che nulla uccide più dell’ironia, neanche colui che siede troppo in alto. E sa anche molto, molto bene, la verità di quel proverbio turco che recita nelle ombre dei bazar di Istanbul, tra spezie colorate e gatti sapienti, che, quando un pagliaccio si siede sul trono d’un re, non diventa egli un sovrano, ma è la sua reggia a tramutarsi in un circo”.
Aggiornato il 03 aprile 2024 alle ore 17:07