Oppenheimer è il trionfatore degli Oscar 2024. Il lungometraggio firmato da Christopher Nolan si è aggiudicato ben 7 statuette: Miglior film, Miglior attore protagonista (Cillian Murphy), Miglior attore non protagonista (Robert Downey Jr.), Miglior regista (Nolan), Miglior montaggio (Jennifer Lame), Miglior fotografia (Hoyte van Hoytema), Miglior colonna sonora originale (Ludwig Göransson). Il film, arrivato alla vigilia con 13 candidature, ha fatto man bassa di premi in una serata senza incidenti. La 96ª edizione dei premi Oscar si è tenuta al Dolby Theatre di Los Angeles ed è stata presentata da Jimmy Kimmel, tornato alla conduzione dell’evento per la quarta volta dopo le edizioni del 2017, 2018 e 2023. Quest’anno ad annunciare il premio al Miglior film è stato chiamato Al Pacino, che però ha rovinato un po’ la suspense. Il grande interprete (vincitore di un unico premio come Miglior attore, nel 1993 per Scent of a Woman - Profumo di donna di Martin Brest), dopo aver aperto la busta, anziché pronunciare la tradizionale frase “and the Oscar goes to…” (“e l’Oscar va a…”), ha letto direttamente il titolo del vincitore. “I miei occhi leggono Oppenheimer”, ha detto, e poi vedendo che l’applauso del pubblico e la musica esitavano a partire ha ribadito: “Sì, sì, Emma Thomas e Charles Roven” (che sono i produttori del film). Dopo la cerimonia, Bill Kramer, ceo dell’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences che assegna gli Oscar, ha detto di aver apprezzato molto la performance di Al Pacino: “Tutto è andato benissimo, si stava solo divertendo là sul palco”.
L’Italia ha subito la delusione di Matteo Garrone, arrivato in finale con l’odissea dell’emigrazione Io capitano e battuto, nella categoria Miglior film internazionale, da La zona di interesse, film importante e terribile del britannico Jonathan Glazer sull’Olocausto raccontato da fuori delle mura di Auschwitz, che ha conquistato anche l’Oscar per il Miglior sonoro. È andata male anche a Barbie. Il film di Greta Gerwig ha vinto “solo” l’Oscar per la Miglior canzone: What Was I Made For? di Billie Eilish e Finneas O’Connell. L’unico potenziale rivale di Oppenheimer era rimasto Povere creature! di Yorgos Lanthimos. Leone d’oro a Venezia, la grottesca rilettura di Frankenstein ha portato a casa quattro premi su undici candidature: Miglior attrice (Emma Stone); Miglior scenografia (James Price, Shona Heath e Zsuzsa Mihalek), Migliori costumi (Holly Waddington), Miglior trucco e acconciatura (Nadia Stacey, Mark Coulier e Josh Weston). Emma Stone, al secondo Oscar, dopo La La Land (2016) di Damien Chazelle, ha battuto l’altra favorita, Lily Gladstone, protagonista di Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese. “Lanthimos – ha detto Stone – mi ha regalato una seconda vita con Bella Baxter”. Se la Gladstone avesse vinto, sarebbe stata la prima nativa americana a vincere la statuetta. Il film di Scorsese è il vero sconfitto della serata. Nonostante le 10 nomination, non si è aggiudicato alcun premio.
Scarsi i successi delle donne dopo l’esclusione di Greta Gerwig dai premi alla regia. Sia Celine Song che Justine Triet (che per Anatomia di una caduta ha vinto però il premio per la Miglior sceneggiatura originale con il marito Arthur Harari) hanno ceduto il passo a Nolan, che si conferma il più influente regista della sua generazione. Il conflitto tra Israele e Hamas, al centro di proteste fuori dal Dolby Theatre, era nella testa della gente anche dentro la cerimonia: la Eilish, Ramy Yousef, Mark Ruffalo, Ava du Vernay sono state tra le star che hanno messo la spilletta rossa della campagna Artists4Ceasefire mentre Glazer, premiato per il film sulla Shoah, ha parlato di “tutte le vittime della deumanizzazione”, sia i palestinesi intrappolati nella Striscia che gli ostaggi israeliani catturati il 7 ottobre dai miliziani di Hamas.
Non è stato l’unico conflitto evocato al Dolby: Mstyslav Chernov, il regista di 20 Giorni a Mariupol premiato per il Miglior documentario, ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina mentre un fotogramma del vincitore del 2023, Navalny di Daniel Roher, è stato proiettato in apertura del segmento in Memoriam sulle note di Con te partirò, eseguita dal vivo da Andrea Bocelli insieme al figlio Andrea. I due Migliori attori non protagonisti hanno regalato i momenti più emozionanti della serata. Da’Vine Joy Randolph, premiata per The Holdovers - Lezioni di vita di Alexander Payne, ha evocato tutte le persone che l’hanno accompagnata nella vita a partire dalla madre. Robert Downey Jr. si è rivolto alla moglie: “Il mio veterinario, che mi ha trovato quando ero un cucciolo randagio abbandonato e mi ha riportato alla vita. Io – ha aggiunto l’attore uscito da una serie di battaglie contro ogni tipo di dipendenza che lo avevano portato a passare quasi un anno in prigione e altri in riabilitazione – avevo più bisogno di questo film che loro di me”.
(*) Nella prima foto sono ritratti: Al Pacino insieme a Christopher Nolan, Emma Thomas e Charles Roven, vincitori dell’Oscar al Miglior film, per Oppenheimer.
(**) Nella seconda foto è ritratto Cillian Murphy, vincitore dell’Oscar al Miglior attore, per Oppenheimer.
Aggiornato il 11 marzo 2024 alle ore 18:42