Fremont di Babak Jalali, co-sceneggiato da Carolina Cavalli (nella foto in alto), figura tra i premiati agli Spirits Awards. Si tratta dei riconoscimenti che Hollywood assegna alle migliori produzioni indipendenti. Il debutto alla regia dell’autrice avviene nel 2022, alla 79ª edizione della Mostra del cinema di Venezia con il film Amanda. Nello stesso anno esordisce nella letteratura con Metropolitania. Nata a Milano trent’anni fa, Cavalli studia filosofia a Parigi, ma poi cambia strada: “Quello che mi dà più sollievo è scrivere e stare dentro un cinema. Ho cercato di unire le due cose e di trasformarle in un lavoro”. L’amicizia e la collaborazione con Jalali, regista, sceneggiatore e produttore nato in Iran ma cresciuto a Londra, ha fatto il resto. Fremont, il film in bianco e nero che conta nel cast anche Jeremy Allen White, racconta la storia di una giovane donna afgana rifugiata nei pressi di San Francisco: sola e senza sostegno, lavora in una fabbrica di biscotti della fortuna. Quando muore l’incaricata di scrivere i messaggi da inserire nei dolcetti, prende il suo posto e manda per il mondo un biscotto con il proprio numero di telefono. La sua vita, ovvio, cambierà per sempre. “Nessuno di noi – afferma Cavalli – si aspettava questo premio, è stata una sorpresa per tutti”, dice all’Ansa, riferendosi ai suoi compagni in questa impresa cinematografica premiata con il John Cassavetes Award per il Miglior film del 2023 prodotto con meno di un milione di dollari.
“Quando cominci a lavorare a un progetto così piccolo, non ti aspetti un risultato così grande, non osi sperare che possa toccare tante persone”, racconta Cavalli, il cui debutto con Amanda con Benedetta Porcaroli protagonista, oltre a Venezia e poi al Festival di Toronto, le è valso la candidatura a miglior regista emergente ai David di Donatello e recensioni entusiastiche sul New York Times e sulla stampa americana del settore.
“Abbiamo scritto Fremont diversi anni fa. Penso sia una delle prime sceneggiature che ho firmato”, sottolinea Cavalli. “Babak ci ha messo la sua cultura, la sua esperienza; io amo le protagoniste femminili, le storie di solitudini interiori. Ognuno di noi ha portato un pezzo del suo mondo in un territorio che da soli non ci saremmo sentiti di esplorare”. La produzione è partita nel 2021, quando Allen White, conosciuto allora per il suo ruolo nella serie Shameless (lo chef Carmy di The Bear sarebbe arrivato su Hulu l’estate dopo) ha letto la sceneggiatura ed è salito a bordo con entusiasmo: “È stato un regalo meraviglioso. Ha recitato a fianco di Anaita Wali Zada, che è afgana e ha una storia simile alla protagonista, ma è un’attrice esordiente. Abbiamo girato in meno di 20 giorni a Fremont, a sud di San Francisco. È la magia del cinema indipendente: nessuna costrizione, libertà massima, ma mezzi limitati. Risultato? Tanta adrenalina e voglia di portare a casa il film”.
Aggiornato il 28 febbraio 2024 alle ore 17:47