Come inventare fiabe con Rita Gatta

Tra le stradine del quartiere medievale di Rocca di Papa, tra le casette aggrappate alla Fortezza degli Annibaldi del “quartiere bavarese”, costruito dai soldati di Ludovico il Bavaro nel 1328, si aggira un novello Italo Calvino in gonnella. Si chiama Rita Gatta: chi non la conosce nel quadrilatero dei Castelli Romani! Rita Gatta, insegnante di scuola elementare che ha lasciato il segno nelle classi e tra gli alunni, è anche una singolarissima ricercatrice e scrittrice. Tra vicoli e vicoletti, si spinge con la curiosità della collezionista di fiabe, leggende e racconti. Se si deve a Italo Calvino la raccolta di cento anni di Fiabe italiane, uscite per Einaudi nel 1956 e tradotte dai vari dialetti, a Rita Gatta dobbiamo l’impegno di trascrizione di fatti, aneddoti e racconti fantastici recuperati dalla tradizione popolare e dai ricordi sempre più rari degli abitanti della cittadina laziale nota per le sue testimonianze storiche. Rita Gatta è il personaggio ideale per questo lavoro di memoria e trascrizione. Perché è lei stessa “una fiaba”: mite e minuta, dolce e romantica, ha il dono della parola che produce sogni e riedifica quella parte umana aggredita dal contemporaneo. Con la sua voce ferma e calma, Rita spiega il suo peregrinare tra le mura dei castelli, tra le donne e le nonne depositarie delle storie che, se non fosse per l’arte del fiabesco, andrebbero perse. C’era una volta… Favole, racconti e altre storie, edito da Controluce (MonteCompatri), è la sua fatica letteraria pubblicata nel 2019, ma – causa Covid – presentata solo adesso da Roberto De Luca e Livia Cattan, nell’ambito della Rassegna Iplac animata da Maria Rizzi, presso la Libreria romana Caffè letterario HoraFelix.

L’indice indica fin da subito le trame. C’è “l’ecomago”, che insegna il rispetto per l’ambiente, premia il protagonista e punisce l’inquinatore. C’è “la casa di Mary”, dove ancora oggi si racconta che si aggirino fantasmi tra profumi di pane nero e ciambelle della tradizione. C’è “danken”, il ragazzo garzone ferito dai tedeschi e curato da un soldato della Germania nazista, il quale scopre l’uomo che vince sulle brutalità della guerra. C’è “il miracolo di maggio”, in cui irrompe la fede e l’aspetto spirituale. Sono fiabe ma anche storie vissute, che Rita Gatta si è fatta raccontare dagli abitanti, ma anche da nonni, zie e parenti più stretti. Potere della fiaba! “Io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione”, scriveva Italo Calvino. E se dobbiamo al saggista russo Vladimir Propp la classificazione degli elementi più salienti, pubblicati a Leningrado nel 1928 in Morfologia della fiaba, ma resi noti in Italia solo nel 1966 a cura di Gian Luigi Bravo, l’opera si completa con gli studi dell’antropologo Claude Lévi-Strauss e del linguista Roland Barthes. Per dire che “le fiabe hanno sempre un senso, una morale implicita od esplicita”, spiega a L’Opinione Rita Gatta, autrice di Cara mamma, caro papà… Lettere dall’Albania nel 1940, di Fruscii del silenzio (editi da Controluce, MonteCompatri) e di poesie. “Sono altamente costruttive, insegnano che l’orco esiste ma si può vincere, aiutano a decodificare il mondo interiore e a liberare sogni e fantasie”. In questo senso la scrittrice-insegnante di Rocca di Papa è anche la protagonista di una singolare iniziativa.

La ricercatrice ha compiuto con gli alunni di una terza elementare uno straordinario laboratorio: inventare fiabe e favole. È la sfida che dalle nostre pagine Rita Gatta lancia a genitori, nonni, zii e adulti. Ecco come si fa. Prendere vari contenitori, bastano anche dei bicchieri di carta. All’interno porre bigliettini scritti a mano dai bambini relativi ai nomi e ai tipi dei personaggi prodotti dalla loro fantasia e immaginazione secondo la classificazione tradizionale. Il protagonista eroe, l’antagonista, l’aiutante, cioè i personaggi principali, i secondari, le comparse. Si possono fissare elementi come maghi, orchi, fate, oppure dare spazio alla libera invenzione. Poi si estrae a sorte un numero prefissato di bigliettini e dalle varie tipologie i bambini, con l’aiuto degli adulti, dovranno costruire la fiaba ideale. I risultati sono sorprendenti. In C’era una volta… Rita ha pubblicato alcuni di questi racconti opera dei suoi alunni. “Possiamo e dobbiamo farlo”, esorta la scrittrice. “La creazione di storie immaginifiche è un eccellente viatico per aiutare i piccini ad esprimersi e ad elaborare paure, ansie, etiche ed educazioni”. Ecco dunque l’orco spaziale, il robot eroe detto “Tobor” (eroe letto al contrario), il mantello magico, la fata tradizionale, gli Alienicas cioè gli alieni cassesi che sconfiggono l’orco per liberare il popolo schiavo. E quando i cittadini erano schiavi erano verdi, perché si annoiavano, ma una volta liberati diventano rossi di felicità. Quindi al lavoro! Con il libro di Rita Gatta impariamo insieme a figli, nipoti e bambini a sognare anche noi. “Oggi – conclude la scrittrice laziale – si parla di riscrivere favole. Io sono tradizionalista ed esorto a scrivere nuove fiabe, altre favole e a raccogliere leggende. Così si costruisce il futuro e non si perde il passato”.

(*) C’era una volta... Favole, racconti e altre storie di Rita Gatta, Controluce (Monte Compatri) 2019, 240 pagine, 17,10 euro

Aggiornato il 08 febbraio 2024 alle ore 12:59