“Finalmente l’alba”, un viaggio nella Hollywood sul Tevere

Saverio Costanzo torna a girare per il cinema. Dopo il successo della serie tivù L’amica geniale, il regista romano firma una sceneggiatura originale e dirige il suo quinto film: Finalmente l’alba, ambientato a Cinecittà, arriva in sala dal 14 febbraio, in 300 copie, grazie a 01 Distribution. Il film, già in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, viene distribuito in una versione più breve di circa trenta minuti. “Le suggestioni – sottolinea il regista – sono quelle felliniane anche per quanto riguarda la perdita dell’innocenza. Ma sostanzialmente è un film dialogo tra una diva americana degli anni Cinquanta costretta a compiacere le aspettative del maschio e una ragazza, Mimosa, che viene invitata invece ad essere ostinatamente sé stessa e a non dipendere dallo sguardo degli uomini. Comunque, non un film nostalgico”. Secondo Costanzo, “quei tagli fatti al film erano già dentro di me. L’ho scoperto proprio vedendolo a Venezia insieme al pubblico, ho sentito che potevano aiutare questa mia opera”.

Metafora della forza nascosta dei puri di cuore, il film (costato ben 28 milioni di euro) è ambientato negli anni Cinquanta e racconta la storia di una giovane popolana romana, Mimosa (Rebecca Antonacci), che approda a Cinecittà per accompagnare la sorella bella Iris (Sofia Panizzi), e viene inaspettatamente coinvolta nel film come comparsa. La ragazza si ritrova poi coinvolta in una serata glamour insieme ai miti di Hollywood dell’epoca come Josephine Esperanto (Lily James) e Sean Lockwood (Joe Keery) protagonisti del peplum hollywoodiano ambientato in Egitto. Insieme al mercante d’arte Rufus Priori (Willem Dafoe) Mimosa si ritrova prima in un ristorante del litorale romano e poi in una sfarzosa festa in un palazzo nobiliare di Capocotta, dove insieme a champagne e cocaina incontra anche una star italiana come Alida Valli (interpretata da Alba Rohrwacher). Qui è la vittima preferita dei capricci della Esperanto, ma è anche oggetto dell’attenzione erotica del bel Sean Lockwood. Una vera e propria iniziazione per Mimosa che da agnello scopre di poter essere leone. Per Rebecca Antonacci la cosa più difficile nel fare Mimosa “è stata togliere il giudizio dai suoi occhi nei confronti dei genitori”. Misurarsi con Alida Valli per Alba Rohrwacher è stato “un modo per rendergli omaggio. E comunque è proprio lei nel film a capire per prima l’autenticità di Mimosa e metterla in guardia”. “Nel mio piccolo – dice Sofia Panizzi – in quanto sorella di Mimosa sono l’altra faccia della medaglia. Lei ha però un percorso segnato, Iris invece ha ancora un sogno che non riesce a portare avanti. Il mio riferimento – conclude – è stata Bellissima di Luchino Visconti”.

Aggiornato il 06 febbraio 2024 alle ore 17:35