“Foibe, Esodo, Memoria. Il lungo dramma dell’italianità nelle terre dell’Adriatico Orientale”. Questo il tema del pomeriggio di riflessione tenutosi, in vista del prossimo Giorno del Ricordo del 10 febbraio, per iniziativa del “Comitato 10 Febbraio” e degli organizzatori della mostra fotografica “Una rosa per Norma”, presso la sede di via delle Terme di Traiano a Colle Oppio. Parliamo di Norma Cossetto, la giovane istriana, studentessa universitaria, torturata dai partigiani titini e infoibata a Villa Surani, tra Parenzo e Pisino, la notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943. Ad aprire i lavori, dopo l’introduzione di Paola Livraghi, componente del Cda delle Biblioteche di Roma e direttrice della mostra, l’intervento di Andrea De Priamo, senatore di Fratelli d’Italia (il padre, avvocato Lucio De Priamo, a suo tempo ritrovò fortunosamente parecchi filmati delle Foibe e dell’Esodo, acquisiti poi dalla Rai, e più volte trasmessi). “Bellissima notizia – ha sottolineato De Priamo – è il disegno di legge del 31 gennaio del Governo Meloni, su proposta del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sul Museo delle Foibe: che si realizzerà a Roma, in un immobile messo a disposizione dalla Regione”.
La presentazione del libro Foibe, esodo, memoria (Roma, Aracne edizione, 2023), a cura di Marino Micich, Pierluigi Guiducci, Emiliano Loria è stata l’occasione per un confronto sul dramma delle foibe e del confine orientale. “Confronto che oggi”, ha ricordato Ettore Rosato, triestino, deputato di Azione, “è assai più facile d’una volta proprio grazie alla legge 92 del 2004 sul Giorno del Ricordo, approvata, a suo tempo, con impegno trasversale delle forze politiche: a sinistra lavorammo a lungo di concerto con l’altro parlamentare, di centrodestra, Roberto Menia”. Micich, direttore dell’Archivio-Museo storico di Fiume, ha fatto un rapido bilancio di 20 anni di Giorno del ricordo (2004-2024). Ricostruendo, inoltre, il lavoro delle varie associazioni di esuli anche per la riesumazione dei resti delle vittime delle foibe “culminata, a febbraio 2020, nella tumulazione al Vittoriale, dei resti del senatore autonomista fiumano Riccardo Gigante, governatore della Provincia di Fiume durante la Rsi, prelevato dall’Ozna, la polizia politica titoista, e fucilato il 4 maggio 1945 a Castua (oggi Kastav)”. Lorenzo Salimbeni, storico del confine orientale italiano e delle guerre mondiali nei Balcani, ha ricordato le tappe della “pulizia etnica” titoista, iniziata già dopo l’8 settembre.
“Poi la seconda ondata, ancor più drammatica, da maggio del 1945. Si voleva colpire la presenza dello Stato italiano, un’intera comunità perché italiana”. Toccante la testimonianza di Claudio Smareglia, nativo di Pola: figlio di un esule antifascista, internato dai nazisti a Buchenwald: professore cui più tardi, nel 1947, l’Ozna impedì di insegnare Dante Alighieri a scuola, dove si doveva “parlare solo del Maresciallo Tito”. “Mio padre partì poi in esilio, con mia madre incinta di me. Ho vissuto per sette anni in un silos a Trieste”. Infine la rinascita a Mestre, negli anni Sessanta, e l’arrivo a Roma. In chiusura Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha ricordato la storia delle Foibe e dell’Esodo come un tassello fondamentale per ricucire uno strappo, un momento grave, conflittuale, della nostra storia; che ci rimane addosso “impedendoci di rinascere a nuova vita. Ferite che, guarendo lentamente, devono servire a rinsaldare la nostra coscienza nazionale: come popolo, al di là di qualsiasi contrapposizione tra destra e sinistra”.
(*) Foibe, esodo, memoria. Il lungo dramma dell’italianità nelle terre dell’adriatico orientale a cura di Marino Micich, Pierluigi Guiducci, Emiliano Loria, Aracne Genzano di Roma, 2023, 300 pagine, 25 euro
Aggiornato il 05 febbraio 2024 alle ore 19:12