Wilhelm von Gloeden, detto “Il barone Guglielmo”, approdò a Taormina a 22 anni dalle nebbie della sua Germania. E lì, nell’assolata (e lontanissima dall’Europa) Sicilia di fine Ottocento, il Barone trova lo sfondo ideale per le sue foto “oltraggiose”: giovani e giovanissimi locali coinvolti a decine in plastici nudi fotografici dal sapore arcadico di tempo perduto e con marcate suggestioni omoerotiche. Infatti, si può dire che nell’arte fotografica von Gloeden non sia solo stato un pioniere, ma uno dei padri fondatori dell’immaginario omoerotico dell’era moderna. Questo non venne percepito immediatamente, lo scandalo precedette qualsiasi considerazione razionale. In effetti ce n’era abbastanza per scandalizzare la società dell’epoca, ma quando il blasonato fotografo tedesco cominciò ad esporre le sue foto in tutta Europa, inaugurando un “boom” turistico di cui ancora adesso Taormina gode, l’atteggiamento cambiò, tramutandosi in cauto rispetto e talvolta in ammirazione.
Alla morte di von Gloeden, i nazisti bruceranno tantissime sue opere, ma molte sono sopravvissute. Mentre il mito del barone Guglielmo vive ancora oggi, più moderno, trasgressivo e poetico che mai.
(*) Gloeden’s darkroom. Atto unico di Antonio Mocciola, regia di Mauro Toscanelli. Con Francesco Giannotti, Serena Borelli, Salvo Lupo, Cristiano Migali, Silvia Casadei. In scena al Teatro della Cometa Off fino al 4 febbraio.
Aggiornato il 01 febbraio 2024 alle ore 16:46