Alejandro Amenábar dirigerà Alessandro Borghi nel suo prossimo film. Il cineasta cileno naturalizzato spagnolo firmerà la regia de Il prigioniero (El cautivo), incentrato sulla vera storia dello scrittore Miguel de Cervantes, il celebre autore del romanzo-capolavoro Don Chisciotte della Mancia. Il regista di Mare dentro, Oscar per il Miglior film straniero nel 2005, racconterà la storia del Cervantes 28enne, fatto prigioniero dai Mori ad Algeri. Borghi darà il volto ad Hasan, il Signore di Algeri che imprigionò Miguel de Cervantes, interpretato da Julio Peña Fernández (visto nella serie tivù Berlino). Primo ciak, del progetto che sarà proposto all’European Film Market a Berlino, scrive Variety, sarà ad aprile. Il film è incentrato sulle origini della poetica dell’autore del Don Chisciotte. Nel cast tecnico figurano i costumi di Nicoletta Taranta. Il film è prodotto da Fernando Bovaira per Mod Producciones con Himenóptero e Misent Producciones in co-produzione con Propaganda Italia di Marina Marzotto e Mattia Oddone, con la partecipazione di Netflix e Tve. La produzione da 15 milioni di dollari sarà girata in Spagna, tra Valencia, Alicante e Siviglia. Il film è ambientato ad Algeri nel 1575 quando Cervantes, un soldato della Marina spagnola ferito, viene tenuto prigioniero dai corsari ottomani.
Lo attende una morte crudele qualora i suoi connazionali non dovessero pagare presto il suo riscatto, ma all’interno dei confini della sua cella, Cervantes scopre un rifugio sorprendente: l’arte della narrazione. “Create con resilienza e speranza, le sue storie affascinano i suoi compagni di prigionia e catturano l’attenzione di Hasan, l’enigmatico e temuto Bey di Algeri, accendendo un’affinità segreta tra rapitore e prigioniero”, si legge nella sinossi. “I sospetti crescono in mezzo alle crescenti tensioni in città, e Cervantes, spinto da un incrollabile senso di ottimismo, escogita un audace piano per la libertà”. Amenábar ha detto che giocherà “con i contrasti tra la realtà oscura che Miguel de Cervantes viveva e il potere della fabulazione, tra gli epici tentativi di fuga e le miserie della prigionia, tra la crudeltà dei suoi carcerieri e il paradiso dell’hammam e la gioia delle strade di Algeri. Miguel de Cervantes ha vissuto tutto questo, ed è proprio questo che ha condizionato l’umanesimo e la complessità della sua opera. Si sa che all’epoca scriveva già, e uno dei suoi racconti nel Don Chisciotte, chiamato, appunto, Il prigioniero, contiene numerosi riferimenti autobiografici. Miguel de Cervantes ha lasciato una grande storia non raccontata: la sua”.
Aggiornato il 01 febbraio 2024 alle ore 17:46