Da scandalo a capolavoro. Un film di Marco Ferreri con Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Philippe Noiret

Prendiamo Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Marcello Mastroianni e spruzziamo una spolverata di Michel Piccoli più Andréa Ferréol, lasciamo cuocere a fuoco lento per 132 minuti nelle sapienti mani del regista Marco Ferreri ed ecco pronto un capolavoro assoluto del cinema. La grande abbuffata è un film che ha appena compiuto 50 anni dalla sua uscita nelle sale e continua a disgustare, ammaliare, far riflettere e divertire, tanto che per l’occasione è stata restaurata la pellicola senza censure e distribuita dalla Cat People nel mese di dicembre al cinema.

I FISCHI A CANNES E LA CENSURA
Quando La grande abbuffata venne presentato al Festival di Cannes nel 1973 ricevette fischi e la disapprovazione del pubblico, come spesso accade per capolavori che vengono rivalutati col passare del tempo. Tuttavia, non tutti i critici contemporanei dell’epoca furono d’accordo, Pier Paolo Pasolini elogiò la pellicola recensendola positivamente e nei dettagli sulla rivista specializzata Cinema Nuovo, anche Adelio Ferrero, Luis Buñuel e Maurizio Grande ne carpirono i significati profondi. A Cannes la pellicola fu censurata e vennero tagliate le scene di sesso, la lunghezza del film venne ridotta da 129 minuti a 112. In Italia venne distribuita una versione cinematografica de “La grande abbuffata” di 123 minuti.

LA TRAMA: IL CIBO COME LIBERAZIONE DAL MALE DI VIVERE
Il messaggio che Ferreri vuole inviare è una critica feroce alla società del consumismo che pretende di offrire benessere, da notare come a 50 anni dall’uscita de “La grande abbuffata” il tema sia ancora attuale. La trama si svolge attraverso i personaggi che, stanchi e annoiati della vita borghese, distrutti ognuno dai problemi, decidono di suicidarsi in grande stile mangiando fino alla morte.  In questo sens,o si evince anche come la noia, il senso di inutilità e la depressione sociale possano sfociare e cercare di essere calmierate attraverso il rapporto malsano con il cibo, simbolo e metafora delle convenzioni sociali.

LA CRITICA AL CONSUMISMO E IL MESSAGGIO VELATO DELLA SALVEZZA BIOLOGICA
La critica al consumismo di Ferreri è senza filtri e le numerose scene scatologiche non lasciano spazio all’immaginazione, per questo La grande abbuffata rappresenta un monumento all’edonismo sregolato, come uno specchio riflette tutte le verità sociali negli eccessi che lasciano l’essere umano vuoto dinanzi alla sua inevitabile autodistruzione.  Il messaggio velato di salvezza Ferreri lo lancia attraverso la figura femminile, l’unica o l’ultima a restare in vita, una decisione fisiologica (come dichiarato dallo stesso Ferreri) che abbraccia biologicamente la missione del genere femminile nel mondo. “La grande abbuffata” resta un capolavoro assoluto e dopo 50 si riempie ancora di significati, in un periodo storico dove è fondamentale non lasciarsi andare con il cibo e puntare sempre alla qualità intesa come genuinità degli ingredienti alimentari.

Oggi sappiamo che è fondamentale nutrirsi bene e arricchire il piano alimentare con integratori naturali presenti anche in rete sui siti come HSN Store. Conosciamo meglio le regole psicologiche che mettono in relazione determinate patologie seppur lievi che inducono a un rapporto sregolato con i cibi; per questo la pellicola di Ferreri si riflette sulla società contemporanea e tutti i suoi veicoli di comunicazione, che spesso, troppo spesso, lasciano le persone (e per qualcuno intere generazioni) annoiate sul limbo del vuoto e in uno stato d’animo simile a quello dei protagonisti. Mangiare bene è importante e mantenere un’alimentazione sana resta il vero benessere per qualsiasi persona. Questo deve diventare il vero specchio di una società che aiuta i propri cittadini a trovare equilibrio soprattutto attraverso la cucina e gli ingredienti naturali.

Aggiornato il 18 gennaio 2024 alle ore 17:16