La nonna armena registra il racconto della sua vita in fuga in un quaderno ritrovato molti anni dopo dalla nipote. Lo ha conservato per lungo tempo come un talismano, un porto sicuro contro l’oblio e per evitare la deformazione dei ricordi spesso esercitata dalla memoria. Lo scrive in varie lingue, quelle dei suoi avi e quella dell’arrivo alla destinazione finale che è il francese. Nel quaderno che l’Autrice scopre nel 2014 trova il racconto di una lunga fuga. Grazie alla sua esperienza ma soprattutto al suo intuito, la nonna riesce sempre a sfuggire ai massacri dei turchi. Intuisce il momento giusto per evitare le deportazioni in corso negli anni dal 1915 in poi. Il libro è ricco di colpi di scena e il tempo appare più lungo della brevità del libro che potrebbe essere considerato anche un romanzo breve. Tutto è descritto in un eterno presente che ricorda le tragedie greche. Talvolta, la bimba rivolge delle domande alla nonna ma non riceve mai risposte. Capirà con la lettura del quaderno: la nonna ha intuito che solamente il presente può salvare la vita da un passato che non perdona.
La pulizia etnica accompagna tutto il libro mediata dalla visione distaccata della bambina. La sua innocenza riesce a rendere sopportabile la barbarie e la ferocia che ha decimato un popolo intero, la sua storia, la sua memoria. La nazione autrice di questi crimini non ha mai pagato né è stata sottoposta al giudizio di un tribunale internazionale neanche in tempi recenti con la continuazione degli omicidi di massa degli Armeni. La compostezza del libro e la narrazione elegante bastano da soli a costituire un profondo atto di accusa senza appello.
La scrittrice passa in rassegna i ricordi attivati dal prezioso quaderno scritto durante il periodo dei genocidi. Gli orrori sono sempre sullo sfondo. Ci sono qua e là diverse descrizioni di eliminazioni per avvelenamento o di affogamento di bambini armeni, di fucilazioni sommarie, di paesi bruciati con i loro abitanti. La lettura delle righe precise e minuziose della amatissima nonna è attiva ma filtrata dalla pacatezza dei bambini che osservano da un punto di vista privo di pregiudizi. Il testo è percorso interamente da una saldezza morale che però non prevede il perdono. Gli eventi devono essere ricordati senza cedere ai sentimentalismi e al dolore. La prosa è asciutta, le descrizioni sono brevi e incisive. La paura della piccola è decantata dalla sua grande fiducia nella nonna misteriosa ma forte, affettuosa e indulgente. Non rimprovera mai la nipote che incoraggia a leggere, a cercare, a pensare. La nonna conosce le regole antiche del suo popolo ma, per proteggere la nipotina, non esita ad aggirarle grazie ad una incrollabile caparbietà. La sua sicurezza e la rapida comprensione degli eventi ne fa agli occhi infantili dell’Autrice un personaggio leggendario.
Nonostante la sua brevità, il libro riesce a contenere molti ricordi, le riflessioni, le sconfitte e la salvezza con le molteplici fughe. Il libro è arricchito da fotografie che ritraggono una famiglia originariamente benestante e istruita. La vertiginosa sequenza della memoria accomuna questo gioiello narrativo all’Odissea, ricorda il viaggio che hanno vissuto molti esuli come Josif Brodskij, Agota Kristof, Emil Cioran e nobilita l’importante filone dell’esilio come infausta condizione umana. Aiuta a capire la condizione della fuga, del diario come testimonianza, molto comune fra gli esuli e simbolo di tenacia, di fiducia in sé stessi e di una salda integrità morale che è più forte della disperazione.
(*) Anny Romand, Mia nonna d’Armenia, La Lepre Edizioni, 2022, pagine 127, 16 euro.
(**) Immagine: la nonna a undici anni con famiglia Serpouhi, impero ottomano, 1904. Fonte: https://www.premiocomisso.it/mia-nonna-darmenia-di-di-anny-romand/
Aggiornato il 08 gennaio 2024 alle ore 09:58