Visioni. “Raffa”, il racconto di un’icona

Raffa è un appassionato ritratto della Carrà. Diretta da Daniele Luchetti e prodotta da Fremantle e Disney+, dopo la visione in sala con Nexo Digital, dal 27 dicembre scorso la docuserie approda sulla piattaforma. Diviso in tre parti da un’ora circa, il racconto audiovisivo è costruito in maniera circolare e ripercorre l’attività artistica e il percorso umano della showgirl, a un anno e mezzo dalla scomparsa, avvenuta il 5 luglio 2021, dopo una breve malattia. La narrazione si costruisce a partire da una dicotomia tra la persona e il personaggio. La storia segue la sua passione per la danza e la recitazione, le delusioni, il disincanto e il successo. Raffaella Pelloni, in arte Carrà, è una donna determinata che protegge, con orgoglio, la propria vita privata. Un’antieroina romantica, una diva che odia il divismo, una donna che diventa icona della libertà. Non a caso, assurge a simbolo della comunità Lgbtq+. La sceneggiatura della docuserie è firmata da Cristiana Farina, Carlo Altinier, Salvatore Coppolino, Barbara Boncompagni e Salvo Guercio. Gli ultimi due autori, insieme alla scrittrice Caterina Rita, rappresentano le testimonianze più acute.

Il documentario raccoglie oltre 15mila filmati d’archivio, la maggior parte provenienti dalla Rai, e numerose interviste ai collaboratori e amici della Carrà, tra cui gli showman Renzo Arbore e Fiorello, la conduttrice Loretta Goggi, i registi Marco Bellocchio ed Emanuele Crialese, il cantante Tiziano Ferro, il costumista Luca Sabatelli, il ballerino Enzo Paolo Turchi, l’autore tivù Giovanni Benincasa, l’attrice spagnola Loles León, il nipote Matteo Pelloni, l’ex calciatore Gino Stacchini, primo amore di Raffaella, Anna Vasini, un’anziana amica di famiglia. Infine, il coreografo Sergio Japino, grande amore di Raffa, che appare senza parlare. L’obiettivo della docuserie è raccontare le due Carrà. Quella sulla ribalta: impetuosa, sensuale e travolgente. E quella privata: gelosa, possessiva e pragmatica. Gli esordi nella danza e nel cinema costituiscono il grande rimpianto della showgirl. Ma nel 1970, l’exploit televisivo di Canzonissima è folgorante. Nasce una stella. Dopo l’affermazione italiana arriva il successo internazionale. Soprattutto in Sudamerica e nella Spagna post-franchista. Le sue canzoni A far l’amore comincia tu e Fiesta diventano dei clamorosi successi mondiali, tradotti in numerose lingue. Poi, ecco l’inevitabile ritorno in Italia.

Con i successi di Milleluci, Ma che sera, Fantastico, Domenica in e Carràmba! Che sorpresa. Nel 2001 presenta il 51° Festival di Sanremo. Ma l’edizione non riscuote successo. La docuserie non menziona questo passo falso. Barbara Boncompagni (figlia di Gianni Boncompagni, mentore ed ex compagno di Carrà), ha dichiarato che avrebbero avuto infiniti materiali e interviste, ma si è scelto di fare sintesi e chiudere il progetto. La docuserie segue un andamento cronologico: l’infanzia a Bellaria-Igea Marina, l’abbandono del padre, la ricerca del successo. “Ogni artista ha la sua misura e la sua è la misura del corpo. Nel primo piano faceva un po’ fatica", ricorda di lei Bellocchio, all'inizio della docuserie. Eppure, se il suo volto al cinema fatica ad affermarsi, in tivù accade l’opposto. Negli anni Ottanta, Gianni Boncompagni è il regista di Pronto, Raffaella? e il primissimo piano diventa il marchio di fabbrica di Carrà. Magia dell’ipnosi di un intero Paese.

Aggiornato il 08 gennaio 2024 alle ore 10:03